LA REGOLA DELLE 9 R

silviaLA GRANDE ACCELERAZIONE E UNA NUOVA PROPOSTA DI SOSTENIBILITÀ 

Con il termine “grande accelerazione” si intende quell’importante passaggio storico dell’evoluzione del genere umano che ha avuto luogo all’incirca negli ultimi due secoli.Mentre prima di duecentocinquanta anni fa i cambiamenti evolutivi erano stati costanti ma più lenti, nell’ultimo periodo invece ha subito un’accelerazione sotto tutti i punti di vista: tecnologico in primis ma anche urbanistico, lavorativo, economico, medico e scientifico in generale. Il punto di riferimento di questa accelerazione, viene generalmente stabilitoall’inizio della Rivoluzione Industriale del 1750, epoca in cui si sono cominciate a radicare le convinzioni che hanno stravolto le concezioni economiche e sociali, ovvero le idee di politica, di governo, di industria, di lavoro, di condizioni e di ritmi di vita, tutte concezioniche da allora si sono protratte fino ai giorni nostri, aumentando in maniera esponenziale le storture di una visione antropocentrica anche giusta e inevitabile ma assolutamente mal gestita, utile ma pericolosa, che ha visto come protagonista l’uomo geniale, grande inventore, attore indiscusso e ricercatore mai sazio.

Il cattivo uso di questo potere ha dato origine a questa nuova era, chiamata antropocene, dove l’uomo è al centro di tutto, l’uomo unico essere sul pianeta nelle cui mani deve passare la sorte di ogni altra creatura, l’uomo decisionale e alteratore di equilibri naturali. L’economia ultimamente, grazie a questavisione, è sempre stata considerata la scienza della gestione delle risorse e della produzione, scienza esatta, basata su richiesta e offerta e sulla massimizzazione del profitto. Peccato che questo tipo di ottica miope non abbia mai preso in considerazione alcuni fenomeni devastanti legati a questo tipo di concezione economica, uno fra tutti quello della mancanza di equità nella distribuzione dei beni. Inoltre, ben pochi poi, hanno considerato il fenomeno gravissimo della finitezza delle risorse, risorse che si pensava fossero inesauribili e che di conseguenza, sono state sfruttate senza criterio fino a ieri, constatando solo adesso che invece erano limitate, soggette ad una ormai rapida e imminente estinzione.

L’altro fenomeno è quello della over produzione di prodotti di consumo, una corsa alla produzione di ogni genere di beni, dettati dalla logica del possesso, dal desiderio di avere ogni cosa, una corsa all’acquisto scriteriato da parte del consumatore perdutamente ammaliato dalle campagne pubblicitarie che oramai consumato,conduce una vita nel regno dell’inutile e del superfluo. La parola economia deriva dal termine greco “oikos” che significa “casa”, la gestione della casa comune dovrebbe essere tra le priorità del genere umano, la cura del luogo ove si vive dovrebbe essere fondante per ogni uomo, ognuno di noi ama la sua casa e fa di tutto per renderla il luogo dove vivere bene e dove sentirsi bene. Ecco, dunque, spiegato il fatto che la parola benessere abbia così tanta importanza durante quegli ottanta, novant’anni che noi esseri umani passiamo su questo pianeta, durante il corso della nostra vita. Ecco perché diventa prioritario efondamentale curare il luogo dove viviamo, ovvero l’ambiente, ecco il motivo delle iniziative di ecologia integrale e dell’importanza improcrastinabile del prendersi cura della casa comune. Oggi ci chiediamo, come abbiamo fatto a distruggere quel patrimonio naturale che era il nostro pianeta? Con quale criterio ci siamo comportati in questi ultimi dannati due secoli? Con che occhio strabico abbiamo guardato alla deforestazione, all’impoverimento del suolo a causa delle colture intensive, all’inquinamento atmosferico, alla devastazione dei territori a causa della urbanizzazione accelerata, all’acidificazione degli oceani, all’innalzamento climatico e in generale allo stravolgimento delle dinamiche biochimiche che madre natura era sempre stata perfettamente in grado di controllare da sola.

Come abbiamo saputo essere così miopi da non vedere il grado di distruzione che l’uomo ha portato sul pianeta in questi ultimi duecentocinquanta anni? Ma soprattutto ci siamo resi conto che a livello sociale, abbiamo creato dei mostri? Intere popolazioni che non raggiungono la soglia di vita dignitosa, miliardi di persone che vivono in povertà, senza abitazioni decenti, senza acqua potabile o energia (circa 800 milioni vivono senza corrente elettrica), sembra un dato assurdo, a noi che accendiamo i fuochi della nostra cucina con un clic e che mentre guidiamo la nostra bella automobile a cento chilometri di distanza da casa, ordiniamo ad Alexa di accenderci i termosifoni per trovare la nostra casetta bella calda al nostro rientro, mentre scegliamo la nostra canzone preferita da ascoltare quando apriremo la porta. Purtroppo, invece il dato è reale e terribile, circa 4 persone su 10 al mondo, non dispongono di tecnologie, di acqua e di combustibili per cucinarsi un pasto decente. Possiamo veramente far finta di non rendercene conto e continuare così? Non pensate anche voi, che sia veramente arrivato il momento di cambiare rotta, di cambiare stile di vita e di fare il possibile per modificare questo stato di cose e per lasciare questa casa, la Casa Comune, bella, sana e vivibile a chi verrà dopo di noi? Il più profondo significato del termine sostenibilità è proprio questo, ovvero l’idea dipensare a chi verrà dopo di noi e che subisce senza saperlo e senza poter far nulla, le conseguenze delle scelte fatte oggi, così come noi stiamo subendo le scelte fatte in questi ultimi 250 anni da chi ci ha preceduto. La sostenibilità è quel concetto che considera oggiil benessere di chi vivrà in futuro questa terra, pensare adesso a cosa troverà nella casa che gli lasceremo, che sia una città, una campagna, una spiaggia, una foresta oppure una montagna, insomma l’impegno della persona consapevole oggi, è quello di concentrare tutti gli sforzi per consegnare alle generazioni future qualcosa di migliore di quello che abbiamo trovato e di quello che, grazie alla nostra malsana idea di consumismo sfrenato, abbiamo contribuito a distruggere.

Certo è un’operazione molto ambiziosa e una sfida contro il tempo, perché come dice Greta: “la casa è in fiamme” e non c’è più un minuto da perdere. È arrivato il tempo di cambiare paradigma, perché il modello utilizzato finora non ha portato i risultati desiderati, il benessere non è stato distribuito equamente, le risorse sono state male considerate e si sono esaurite, la speranza di vita, di istruzione, di accesso alle cure sanitarie non è possibile per tutti, le opportunità di esprimere al massimo la propria dignità di essere umano è purtroppo riservata soltanto a pochi eletti. Sembra impossibile ma leggendo le statistiche si rimane senza parole. E allora cosa vogliamo fare? Ci impegniamo a cercare alternative? Nuovi stili di vita, ad esempio meno consumismo e meno spreco? Come potremmo definire l’idea di “sostenibilità” e come potremmo assumere un comportamento virtuoso utile non solo a noi, ma a tutti gli altri adesso e dopo di noi? Questa nuova idea visionaria, ma necessaria per salvare il salvabile, è quella di imparare a vivere all’interno di un progetto di prosperità equo e ben distribuito, condivisoin armonia con tutti gli altri esseri del pianeta, avendo rispetto soprattutto della natura e dei suoi limiti fisici e biologici. Nel nostro piccolo, nella vita di tutti i giorni è difficile sentirci veramente utili e parte del cambiamento, spesso ci sentiamo senza armi e senza possibilità reali di combattere, ecco allora qui una proposta per una applicazione pratica e di facile realizzo, nata nell’ottica di una visione sostenibile e rivoluzionaria, una idea per la vita di tutti i giorni e per mettere in pratica una delle nuove strategie contenute all’interno delconcetto di “economia circolare”. Possiamo farcela con il minimo sforzo, ridimensionandoi nostri consumi, tagliando gli eccessi e riutilizzando ciò che viene prodotto e soprattutto evitando di creare immense montagne di rifiuti difficile da eliminare.

Come possiamo fare?Semplicemente applicando la regola delle 9R: RIFIUTARE, RIDURRE, RIVEDERE, RECUPERARE, RIPARARE, RINNOVARE, RILAVORARE, RIPROPORRE, RICICLARE. Insomma, vivere in modo diverso, scegliendo di consumare meno e anche comprare meno, soprattutto le cose inutili (questo è il senso della prima R il Rifiutare, ovvero non comprare a ciclo continuo e non lasciarsi imbambolare dalle proposte di acquisto sconsiderate, imparando a discernere quello che serve da quello che è superfluo),domandarsi sempre se ciò che vogliamo acquistare è veramente necessario, impegnarsi aprodurre il minimo di scorie possibile, controllando per esempio il tipo di packaging escegliendo quello che ingombra meno o che ha impiegato meno plastica e carta, impararepoi a differenziare i rifiuti in modo che possano essere riutilizzati ma soprattutto eliminare l’acquisizione di tutto ciò che è evidentemente un prodotto con obsolescenza programmata scegliendo invece di dare nuova vita a quello che fino ad oggi veniva considerato solo uno scarto. Ci vogliamo provare? Lancio la sfida.

di Silvia Amadio