Tiziano Terziani e l’unica rivoluzione possibile

La Fine è il mio Inizio di Tiziano Terzani è uno dei pochissimi libri di cui posso dire: mi ha cambiato la vita. Ne conto pochissimi altri: La mia vita per la libertà di Gandhi, la Divina Commedia, le poesie di Hölderlin, la Bibbia. Pensare all’impatto che il libro testamento di Terzani ha avuto sul mio percorso mi dà un’emozione intensa, mi fa sentire bene, e mi regala come la sensazione di una certa connessione con questa grande figura. Tiziano Terzani, infatti, passò gli ultimi anni della sua vita dando tutto sé stesso per criticare la guerra scoppiata dopo l’11 settembre, a questo scopo viaggiò, scrisse le Lettere contro la guerra, rivolgendo i suoi ultimi appelli e le sue ultime energie soprattutto ai giovani, ai liceali, cercando di trasmettergli l’urgenza e la necessità di sviluppare una nuova cultura di pace, di non violenza, di rispetto delle alterità e delle differenze, per poter scongiurare i mali di quei primi anni 2000 e quelli, ancora peggiori, che si addensavano all’orizzonte. Io sono nato nel 1988, e in quei primi anni 2000 avevo 14 anni, ero uno di loro, uno dei giovani cui Terzani si rivolgeva direttamente, e il pensiero che la sua testimonianza abbia impattato in modo così forte nella mia vita mi fa sentire bene, me lo fa sentire vicino, come una guida, un protettore, un papà.

L’attualità del libro testimonianza La Fine è il mio inizio, come di tutto il messaggio di Terzani, è in questo nostro tempo impressionante. Il mondo è in guerra, una guerra che, manifestandosi fisicamente nelle tragedie cui da mesi assistiamo in Ucraina, trova le sue radici e le sue sorgenti nelle anime e nei cuori delle persone, manifestandosi poi e radicandosi a vari livelli. Abbiamo paura, la Pandemia, la guerra, questi ultimi anni di lacerazioni e di divisioni hanno attivato dentro moltissimi di noi tutti i fantasmi che dormivano nel profondo della nostra psiche collettiva, e, per reagire a questi traumi, stiamo adottando il solito vecchio schema manicheo dove l’io singolo è impotente, la mia anima è sempre eletta al mondo della luce come quella dei miei simili, mentre il mondo è brutto e in mano al Diavolo, e all’altro da me, al Diverso che demonizzo. Vediamo ovunque ripetersi questo schema, in fondo difensivo: nelle relazioni, nei lavori, nel dibattito pubblico, sui social, in politica, nella geopolitica.

Questo articolo vorrebbe riportare all’attenzione l’attualità e l’urgenza della testimonianza di Terzani che, negli ultimi giorni della sua vita, raccontò a suo figlio Folco di aver passato tutta la sua esistenza a cercare un altro mondo possibile che fosse migliore del nostro, di aver tentato ovunque di trovare un modello di società più giusta, più umana, ma di aver visto fallire tutte le rivoluzioni che non fossero partite dal primo e imprescindibile mondo da pacificare e da rivoluzionare: quello interiore, quello del cuore. Quella interiore, caro Folco, è l’unica rivoluzione possibile, l’unica a poter dare frutti di pace. Una rivoluzione, quella che parte del cuore, che necessita di una vera e propria nuova cultura, un vero e proprio nuovo sguardo sull’umano: nuova cultura e nuovo sguardo che, questa rubrica su Stampa Critica, vorrebbe contribuire a cercare.

di Giacomo Fagiolini

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