Muore di parto Vincenza Donzelli, fondatrice della Galleria Borbonica
Avevo conosciuto Vincenza poco prima del periodo Covid. Amici in comune avevano organizzato un evento culturale a Palazzo Serra di Cassano, dove Vincenza gestiva gli spazi di Interno 14 e accompagnava i visitatori nella Napoli “di sotto”. In quella occasione mi raccontò di aver acquistato il locale, che un tempo ospitava una falegnameria, per farne uno spazio culturale e che solo successivamente fu scoperta la Galleria Borbonica e lo scalone che dal locale conduceva ai sotterranei. Vincenza aveva passione e competenza, sapeva emozionare ed emozionarsi ed è così che la voglio ricordare. Perché la sua morte, avvenuta il 9 agosto scorso, lascia sgomenti, attoniti e increduli. Vincenza è morta per complicanze del parto, avvenuto con taglio cesareo. A quanto si è appreso non aveva avuto alcun problema durante i nove mesi della sua prima gravidanza, aveva scelto di partorire in una clinica di Napoli ed è qui che dopo il parto le sue condizioni si sarebbero aggravate, causando il trasferimento della donna nella terapia intensiva dell’Ospedale Cardarelli; purtroppo ogni tentativo di salvarle la vita è stato inutile. Vincenza è solo una delle ultime donne che ogni anno muoiono mentre donano la vita. Quello delle morti materne, nel 2022 e nei paesi occidentali, è un fenomeno sottostimato. A confermarlo è uno studio retrospettivo condotto dall’Istituto Superiore della Sanità, pubblicato nel 2019, che ha analizzato i dati relativi al periodo compreso tra il 200 e il 2015. Ogni 100mila parti muoiono in media 9 donne, una percentuale in linea con altri Paesi Europei. Ma un altro dato è emerso dalla ricerca ed è quello che fa indignare: circa il 50% di questi decessi era potenzialmente evitabile.
Già L’OMS aveva ravvisato la necessità di monitorare i casi e di implementare la sorveglianza della mortalità e grave morbosità materna. Sul sito del nostro Ministero della Salute si leggono le principali cause di morti materne precoci: emorragie, disordini ipertensivi della gravidanz e tromboembolia. Inoltre, i suicidi nei primi 45 giorni dopo il parto rappresentano quasi un quarto dei decessi. In Italia abbiamo già attivato un sistema di sorveglianza, l’ItOOS, senza il quale più della metà dei casi sarebbe rimasto sconosciuto, quasi che la morte materna durante il parto non sia una tragedia che da sempre investe l’umanità, ma un fatto secondario sulla base di dati statistici e di incidenza numerica. Una sottostima notevole della questione su cui si dovrebbe continuare a lavorare cercando nuove strategie. Non si tratta soltanto di abbassare una media, si tratta di concentrarsi su quella percentuale che oscilla tra il 40% e il 60% di possibilità di evitare che una madre muoia mentre mette al mondo una nuova vita.
di Nicoletta Iommi