Se comprendere è impossibile, conoscere è indispensabile… 27 gennaio 2023

Il 27 gennaio 1945 è il giorno in cui le truppe dell’Armata Rossa, avanzando verso la Germania, giungono ad Auschwitz (Oświęcim oggi in polacco), ne abbattono i cancelli e spalancano gli occhi del mondo su ciò che era avvenuto nei lager nazisti. Camere a gas, forni crematori progettati con l’unico, evidente, terribile scopo di smaltire quello che restava di corpi umani, annichiliti dalla non vita dei lager. Fosse comuni con migliaia di corpi scheletrici, così come scheletrici erano ridotti i corpi dei sopravvissuti: strutture ossee, tenute insieme quasi dalla sola epidermide. Mani tese ai liberatori, la speranza, irriducibile, negli occhi che l’incubo era giunto alla fine. Immagini che sconvolgono le coscienze e fanno inorridire.

Questa data è stata scelta per celebrare il Giorno della Memoria, per ricordare a tutti l’Olocausto, più correttamente, la Shoah: termine ebraico con il quale viene indicato lo sterminio degli Ebrei vittime del genocidio, omicidio di un popolo.

 Shoah significa “tempesta devastante, catastrofe, distruzione”, preferito ad olocausto poiché del sacrificio, del rendere sacro, non c’è nulla in quel che è stato, ma solo devastazione, morte, crudeltà estrema.

La stessa Shoah si è abbattuta non soltanto sugli gli Ebrei, il cui sterminio era considerato essenziale per il raggiungimento dell’obiettivo principale, la soluzione finale della questione ebraica, e la purificazione della razza. Tra 15 e 17 milioni di persone (Holocaust Memorial Museum ,Washington)  persero la vita a causa delle violenze sistematiche perpetrate dalle  forze del Terzo Reich e dei regimi alleati tra il 1933 e il 1945: rom, neri europei, disabili, omosessuali, slavi e dissidenti che  per motivi razziali, politici o religiosi, condivisero la stessa sorte, essendo soggetti a programmi analoghi di sterminio e pulizia etnica o a forme di persecuzione, sfruttamento e lavoro coatto che, inevitabilmente, come da programma, provocarono loro la morte.

Forse nessuno immaginava le dimensioni che avrebbe assunto, ma sono stati ignorati o sottovalutati i chiari segnali che denunciavano la funzione assegnata al genocidio da Hitler già nel 1931: “Ovunque i popoli attendono un nuovo ordine mondiale. Noi abbiamo intenzione d’introdurre una grande politica di ripopolamento…Pensi alle deportazioni bibliche e ai massacri del Medioevo…e si ricordi dello sterminio degli Armeni” (intervista al Leipziger Neueste giugno 1931); e successivamente nel 1939 con la frase a lui attribuita “Chi parla ancora oggi dell’annientamento degli armeni?” (rapporto trasmesso a Londra, il 25 agosto del 1939 dall’ambasciatore britannico sir Nevil Henderson). Nessun governo poteva essere all’oscuro dell’antisemitismo e delle teorie hitleriane sulla razza, espresse chiaramente nel Mein Kampf pubblicato nel 1925. Nessun governo ha compreso la reale portata della tragedia in atto e, sottovalutandola, ha guardato altrove facendo prevalere politiche di potenza nazionale.

La celebrazione della Giornata della Memoria è stata Istituita, tardivamente, dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il 1º novembre 2005, con l’obiettivo di perpetuare il ricordo di ciò che è avvenuto durante la Shoah nazista affinché non avvenga mai più.

Non è stato, quello nazista, il primo tentativo di genocidio (1894 primo massacro degli Armeni, Ucraina 1932/33, …) e non è stato l’ultimo. Da allora ad oggi ci sono stati 55 stermini definibili genocidi, Shoah, pulizie etniche, con 70 milioni di morti stimati (Genocide Watch). Bosnia, Kurdistan, Burundi, Ruanda, Yanomami in Amazzonia…

Come aveva affermato Primo Levi in Sommersi e salvati “È avvenuto, quindi può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire. Può accadere, e dappertutto.”

È accaduto tante, troppe volte, con troppi morti; ma questa volta il mondo civile, rispettoso dei diritti umani, certamente ne ha avuto conoscenza e coscienza, ma non ha agito, oppure non ha investito abbastanza risorse per farli cessare; peggio: ha intrattenuto rapporti cordiali o di alleanza con tali regimi (Turchia di Erdogan ad esempio) anziché sanzionarli, oppure si chiudono gli occhi sulla fornitura di armi da parte delle industrie nazionali a quei regimi che a scopo di sterminio le useranno. Non ci sono scusanti, non ci sono più, non ci sono mai state. Il mondo civile deve trovare il coraggio di agire, di uscire da quella zona grigia fatta di indifferenza, meschini interessi economici, privilegi da difendere, egoismo.

 Non basta celebrare, come è giusto e doveroso; non è sufficiente ricordare.

Se non vogliamo che diventi realtà il timore espresso da Liliana Segre con la frase: «Fra qualche anno della Shoah ci sarà una riga nei libri di storia, e poi nemmeno quella», dobbiamo diffonderne conoscenza e comprensione, ad iniziare dalle scuole; ma anche e soprattutto pretendere dalla nostra classe politica, dai nostri governi, di adoperare ogni risorsa per mettere al bando i regimi responsabili dei genocidi/atrocità che sono in atto; non permettere al proprio apparato industriale di fornire loro armi e tecnologia, non offrire sponde diplomatiche, aiuti economici che vengono poi trasformati in armi.

Se diversamente, non come individui, ma come società, rimarremo ancora a guardare e non ci scuoteremo dal torpore della “zona grigia”, si realizzerà il timore della Segre.

La celebrazione del Giorno della Memoria diventa allora soltanto un modo che il mondo occidentale, dove è maggiormente sentito e istituzionalizzato, ha trovato per mettere a tacere, forse, qualche oscuro senso di colpa.

Corrado Venti

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