Solidarietà, per favore va via, tanto tu in casa mia, no, non entrerai mai

Qualche anno fa mi raccontarono di un fatto increscioso, accaduto in una clinica privata nel corso di un intervento chirurgico molto rischioso. Nel mentre un famoso professore scandinavo (veniva regolarmente due volte all’anno in Italia) stava operando una donna fece sapere da un suo assistente al marito che aspettava fuori dalla sala operatoria, (immaginiamo in che stato d’animo) che per continuare l’intervento, visto che c’erano state delle complicazioni, era necessario aggiungere all’onorario già consistente, ulteriori sette milioni. Il marito, di fronte a tanta professionalità, accettò immediatamente, riservandosi in seguito, disonestamente, di non onorare l’impegno preso, calpestando così l’eccellenza, che lui stesso aveva richiesto, per salvare la moglie. Poco contava che quel povero cristo s’era indebitato fino al collo, la macchia dell’insolvibilità sarebbe rimasta per sempre. D’altronde si sa, che in genere sono sempre i meno abbienti a pretendere di essere trattati come gli altri, in nome di chissà quale uguaglianza. Hanno la loro sanità e si permettono pure di contestare quando non funziona. Sempre a criticare, non perdono mai occasione di far sentire la loro voce, anche quando i governi aiutano la sanità privata della quale pure si servono, per i tempi lunghi delle prestazioni nella sanità pubblica.

Pretenderebbero forse che tutte le prestazioni fossero eseguite nel giro di pochi giorni? Suvvia …

Che dire poi delle lamentele per la scuola? Hanno la migliore scuola pubblica in Europa (oddio, forse non è proprio così…) e contestano i pochi euro che i vari governi che si succedono, danno alla scuola privata, che pure assolve al gravoso impegno di preparare la classe dirigenziale del futuro. Se la pigliassero con i docenti della scuola pubblica, fannulloni e sempre in vacanza. Che dire poi della richiesta di un salario minimo per tutti? Che si preoccupassero di andare a lavorare piuttosto, accontentandosi di un stipendio anche se minimo (ma proprio minimo) invece di pretendere addirittura che il reddito di cittadinanza continui a rimanere per alcuni l’unica fonte di sostentamento . Mi verrebbe voglia di dire “invidia di classe” ma non è più trend , anzi , meglio dimenticare termini del genere . Le classi non ci sono più infatti, ci sono gli abbienti( tanto e pochi) , i meno abbienti, i meno meno abbienti  e quelli per niente abbienti .  Fanno bene i leghisti a laurà per le malcelate tentazioni di improbabili secessioni, altro che solidarietà, (altro termine in disuso), altro che Carlo Alberto e Vittorio Emanuele. E diciamolo, ma hanno torto a volere per la scuola stipendi diversi per i docenti in base alla regione?                                                              Autonomia portami via…

Paolo Sabatino