La Monna Lisa d’Austria

Woman In Gold è il film che racconta la storia della famiglia Bloch-Bauer, una famiglia austriaca che è stata vittima del nazismo durante la seconda guerra mondiale, ed anche la famiglia di Adele, ovvero la donna rappresentata nel famosissimo dipinto del pittore austriaco Klimt.

Questo film mostra la travagliata battaglia di Maria Altmann per riuscire a riavere il dipinto che rappresentava sua zia, e che le apparteneva di diritto, ma che purtroppo era stato sottratto alla sua famiglia durante la seconda guerra mondiale; dopo anni, però, è riuscita a ri-ottenerlo, decidendo poi di esporlo in un museo negli Stati Uniti. Quindi ora la domanda sorge spontanea, è giusto che un quadro dipinto da un austriaco, che raffigura una donna austriaca, che è considerato “la Monna Lisa dell’Austria” sia stato portato in un altro paese? Ci sono opinioni contrastanti in merito, la mia è questa: sì, è giusto così.

Ciò che è successo durante il nazismo è stato qualcosa che sicuramente molti possono definire disumano, a quell’epoca si respirava puro terrore e l’Austria non è stata di certo risparmiata, così come la famiglia ebrea Bloch-Bauer.
Maria Altmann è riuscita a fuggire con suo marito, ma ha dovuto abbandonare i suoi genitori senza sapere se li avrebbe mai potuti rivedere, abbandonare anche il suo paese d’origine per cui, in seguito, ha sviluppato un forte rifiuto per ciò che era stata costretta a subire.

Anni e anni dopo ha provato a riavere indietro il quadro di sua zia, l’ultimo ricordo che aveva della sua famiglia, ma l’Austria e il museo Belvedere hanno combattuto fino all’ultimo per non lasciar andare il dipinto, rifiutando anche l’offerta che Maria Altmann aveva proposto loro: chiedere, semplicemente, scusa e ammettere che il quadro le apparteneva di diritto, e allora lei lo avrebbe lasciato in Austria, nel suo paese d’origine, eppure anche di fronte a ciò il Belvedere ha rifiutato.

Maria si è vista, ancora una volta, rifiutata e maltrattata dall’Austria, il paese che sua zia tanto amava, eppure si chiese: sua zia avrebbe ancora amato tanto l’Austria se non fosse morta, e avesse visto le atrocità che avevano preso luogo durante il nazismo? E la poca empatia che essa dimostrava contro sua nipote, nel momento in cui aveva chiesto di riavere indietro un preziosissimo cimelio di famiglia che le era stato sottratto brutalmente e ingiustamente dai nazisti?

Maria ha lottato fino all’ultimo, nonostante a volte voleva lasciar andare tutto, esausta dalle difficoltà che aveva dovuto affrontare durante la sua vita, ma la gioia provata nel momento in cui, finalmente, l’Austria l’ha riconosciuta come legittima proprietaria del quadro ha ripagato tutti gli sforzi; una donna che ha vissuto in prima persona il nazismo, costretta a fuggire dalla propria casa, e derubata dei propri averi, chi può giudicare le sue scelte?

Ha voluto portare via il quadro proprio a causa di tutte le ingiustizie vissute, e ha scelto che anche il prezioso ricordo di sua zia avrebbe avuto un nuovo inizio proprio come l’aveva avuto lei stessa.
Quindi si, penso che sia giusto che lei abbia portato il quadro negli Stati Uniti, “Mia zia attraverserà l’oceano come ho fatto anch’io” dice Maria, prima che il quadro venisse esposto alla galleria d’arte di New York di Ronald Lauder (che le aveva precedentemente fatto un’offerta), e dove tutt’oggi ancora si trova.

Aurora Ercoli