La scienza può arrivare dove la diplomazia non riesce

Riprendo le riflessioni del premio nobel per la fisica Giorgio Parisi, fisico dagli interessi molteplici e noto per i suoi studi sulla teoria quantistica dei campi, in cui afferma che la scienza è un enorme puzzle e ogni pezzo che viene messo al posto giusto apre la possibilità di collocarne altri. Un puzzle dove ogni scienziato, ricercatore o anche studente contribusce ad aggiungere tessere con la consapevolezza che altri ci saliranno sopra per andare oltre. Ma la scienza è questa, scoprire, esplorare, formulare domande e teorie per progredire l’umanità. 

La scienza è sempre più utile alla società. Il benessere e quindi lo sviluppo economico è basato sul progresso scientifico. Ma la scienza costa, essa richiede strutture adeguate, laboratori complessi, strumenti sofisticati e e sistemi organizzazativi elaborati. Non si comprende però perché sono sempre i conflitti che segnano passi importanti nel progresso, la “scienza di massa” aggrega le menti con l’unico scopo di fabbricare tecnologie di guerra sempre più avanzate, armi che hanno un unico scopo, distruggere. Durante la seconda guerra mondiale lo scienziato Vannevar Bush, un ingegnere-inventore americano, coordinò seimila scienziati il cui unico scopo era la ricerca scientifica per utilizzo bellico, allo stesso tempo cinquantamila persone lavoravano alla costruzione della bomba atomica.

La scienza e la guerra è un binomio che distrugge una parte di mondo per accrescerne un’altra. I conflitti aumentano e diventano sempre più pericolosi per l’equilibrio mondiale, il progresso scientifico, a disposizione di pochi, può portare morte e distruzione in pochi secondi in qualsiasi angolo del mondo. Nessuno è sicuro, nemmeno gli scienziati che hanno messo le loro menti a disposizione di una scienza che all’apparenza è progresso ma che se utilizzata scientemente porterebbe l’umanita ad una regressione da preistoria. Diceva Albert Einstain “Io non so con quali armi sarà combattuta la Terza Guerra Mondiale, ma la Quarta Guerra Mondiale sarà combattuta con pietre e bastoni”. 

Il rischio che si corre oggi con il confltto Russo-Ucraino è proprio quello di una probabile deriva che porti all’utilizzo di armi sempre più distruttive fino ad arrivare a quelle nucleari.

Pensiamo a come nel giro di tre anni circa siamo passati dall’impegno della scienza negli sforzi per i vaccini contro il Covid a quelli per alimentare una guerra che sta mietendo esseri umani da una parte e dall’altra distruggendo città e con esse intere generazioni. Ciò che è distrutto è perso per sempre. 

Le conseguenze pratiche della scienza sono importanti, come è più importante il campo in cui suoi sviluppi sono impiegati. Molti problemi al mondo potrebbero trovare soluzione se gli strumenti che la scienza mette a disosizione fossero impiegati in ambito civile. Pensiamo al clima, un problema che riguarda l’umanità intera, per affrontarlo seriamente servono investimenti scientifici che siano in grado di sviluppare nuove tecnologie non inquinanti basate sui fonti rinnovabili.

Il risparmio energetico è un tema da affrontare con decisione, per arrivarci occorono investimenti colossali in innovazioni tecnologiche che facciano fare quel salto necessario per arrivare a zero (o quasi zero) emissioni. La politica deve fare la sua parte e garantire che i costi siano accettati da tutti. Coloro che consumano più risorse devono contribuire di più e di conseguenza far pesare meno alla maggior parte della popolazione, quella più povera. Ridistribuire i costi in modo giusto ed equo tra tutti i Paesi attualmente incidono sulle risorse del pianeta.

La scienza ha avuto spesso un ruolo diretto nella costruzione della pace. La diplomazia degli scienziati ha avuto un compito importante, per questo faccio loro un appello:“scienziati di tutto il mondo, in un momento in cui sembra difficile riuscire a trovare un accordo di pace tra la Russia e l’Ucraina impegnatevi e prendete una posizione firmando un appello in cui chiedete un immediato cessate il fuoco e che si bandisca l’utilizzo delle armi nucleari di qualsiasi tipo esse siano”.  

La scienza può arrivare dove la diplomazia non riesce.

Livia Scatolini

 

 

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