Vincent disegna il volto del mondo

Il giallo che più giallo non si può, in quel giallo c’è tutta la potente immaginazione, non compresa, di Vincent Van Gogh. Nel grano, che accarezza il cielo, ove svolazzano i presagi, tutto il tormento di un pittore respinto e emarginato. Una ferita che non sanguina ma che non può rimarginarsi. Il mondo di Vincent è racchiuso nella potenza dei suoi colori e nella potenza della sua follia.

Vincent dipinge il mondo, perché il mondo cuore essere dipinto da Vincent.

Van Gogh cafè, la commedia musicale di Andrea Ortis torna a grande richiesta all’Ambra Jovinelli di Roma, con un enorme successo di pubblico che applaude e applaude per dieci minuti. Il pubblico applaude anche ogni quadro, ogni scena, ogni canzone. La forza dello spettacolo è data dalla sinergia di una compagnia di teatranti, musicisti, ballerine, attori e tecnici, nessuno escluso. Lo spettacolo funziona e commuove proprio perché l’ingranaggio è ben oliato e non ci sono scricchiolii di nessun genere. I costumi raccontano la storia. La scenografia racconta la storia. La musica e le canzoni raccontano la storia. La storia di Vincent come nessuno ce l’ha mai raccontata.

I mangiatori di patate, la loro sofferenza, la miseria e il disincanto, dipinto sui volti, rappresenta la sofferenza odierna, dei genitori che non hanno nulla da mangiare per i propri figli. Il disincanto della società moderna, incapace di nutrire speranza. I gesti, gli sguardi, la schiavitù della fabbrica, tutto sapientemente interpretato fino allo spasmo. Vincent è lo spirito di ognuno. Vincent è dentro di noi, sia se cantiamo, sia se balliamo, sia se ci raccontiamo di quando la vita è stata dura nei nostri confronti.

Il coinvolgimento del pubblico, in ovazione continua, è stato completo, totalmente assorbito dai particolari, dalle sfumature, dai colori. Uno spettacolo di gran classe, anche se veniva rappresentato un postribolo. La classe e il garbo di una messinscena fantastica, visionaria e nel contempo magica. Si, in questo spettacolo c’è la magia della follia di un unico attore: Vincent per tutti. E tutti per Vincent. “Amami perché senza te nulla posso, nulla sono”. Paul Verlaine.

Claudio Caldarelli