Forte, idealista, concreto: Alessio Castelli Marino

Al tempo, al suo precipitare, crogiolo che mette a fuoco affetti custoditi , indefiniti, sogni e aridi percorsi. Alla realtà, ai momenti di emozioni, alla forza della vita e alle sue ombre. All’equilibrio su un filo per attraversarla. Alla ricerca delle parole che siano poi canto. Così si presenta Alessio Castelli Marino sul palco del Borgo Rock 2024 di Fiano Romano, insieme ai suoi compari: Lorenzo Mastromartino, Andrea Moriconi, Manuel Turco, Claudio Bruno, Dahlah Lee e Caterina Sebastiano. Un concerto di poesia musicata, dal ritmo incalzante, elaborato e romantico.

Una esplosione di rabbia, rivolta, ribellione, resistenza e tanto altro.

,a prima dell’inizio del concerto sono salite sul palco Alba Settanni e Santa Rossi con una lettura che sottolinea l’importanza della Costituzione, della Resistenza e dell’essere antifascisti oggi come ieri. Santa Rossi ha usato le parole di De Andre per denunciare la guerra a difensa dei popoli che la subiscono, chiudendo con un invito a non dimenticare il genocidio di Gaza. Un atto di coraggio, di Santa, che apre una manifestazione in cui l’antifascismo si respira in tutti i presenti.


Apre il concerto Gianluca Bernardi con una canzone sui partigiani, continuando con versi di dolore e sofferenza, ma ancorati alla sua chitarra in grado di donare armonia a quel dolore spesso dimenticato.

Alessio Castelli Marino, si presenta con una canzone dedicata ai morti sul lavoro, agli operai che cadono dalle impalcature. Un ottimo inizio per stabilizzare il “nostro fegato nervoso” per far inginocchiare anche la polvere della calce sul sangue dei caduti. È musicale, Alessio, la sua poesia “cantautorata” è limpida e sferzante. Parla di natura, di lotta, di amore, di rivolta, di miseria, felicità, mare, eternità, assume un senso politico profondo e compiuto.

Le ballate con l’armonica fanno di Alessio Castelli Marino, qualcosa di più elevato di un folksinger, lui è l’originalità della cruda crudele verità dimenticata. La sua musica rende omaggio a coloro che si ribellano, che rigettano i “ destri di grès porcellanato” dei lounge bar e degli apericena. Ci richiama al concetto di osteria, dove la realtà era ciò che si vedeva ogni giorno, dal cantiere, al mercato di quartiere.

Gocce di sangue sulle mani di un uomo qualunque, che non saranno mai le mani degli aperol spritz.

Un folk che ci guida all’ascolto, capace di farci vivere l’armonia di una serata tra compagne e compagni, anche amici e compari, perché è capace di farci emozionare nel sentimento della solidarietà, sempre più dimenticato dai cantautori, canzoni scritte con il sangue dei caduti, scritte con il cuore per farci riscoprire il sentimento vero della resistenza in questa società liquida che tutta mercifica. Una condanna secca dello sfruttamento e della avidità umana, una condanna secca della guerra e della violenza. Nel giardino degli ulivi della chiesa sconsacrata, Alessio Castelli Marino, riconsacra la canzone d’autore, emozionando il pubblico, risvegliando le coscienze, schierandosi senza mezzi termini, nel finale, dicendo “ci uniamo al discorso iniziale di Santa Rossi, nel ripudiare la guerra, stiamo al fianco dei popoli più deboli aggrediti” un pensiero rivolto a Gaza.

Claudio Caldarelli