Difendiamo lo stato di diritto

Difendiamo lo stato di diritto. Il decreto sicurezza cancella lo Stato di diritto, restringe le forme di democrazia diretta, marginalizzando la solidarietà, il garantismo, il rispetto e più di tutto l’organizzazione delle lotte sociali. Lo Stato di diritto è un intralcio al disegno della politica governativa. Il decreto sicurezza fa parte di un progetto ampio che vuole abbandonare il nostro sistema di garanzie costituzionali.

“Detto in sintesi: allontanarsi da ogni idea di solidarietà, garantismo e tutela dei diritti, per favorire il primato dell’egoismo individuale, del populismo e dell’ordine pubblico ideale attorno a cui si struttura la mentalità autoritaria”. Così Gaetano Azzariti su il manifesto “…così da un lato abbiamo la Costituzione, che vieta la violenza, ma legittima il conflitto e la libertà di dissenso, dall’altro, un governo che reprime lo scontro sociale e individua nuove fattispecie di reato. Ciò che non viene più tollerato sono le manifestazioni di critica all’autorita”.

La Cgil lancia l’allarme rimettendo al centro il diritto di manifestare pacificamente, ogni qualvolta c’è l’attacco allo stato sociale, alle conquiste delle lavoratrici e lavoratori. Quando si muore sul lavoro o quando si viene sfruttati dal caporalato, quando c’è il taglio alla sanità, alla scuola, alle pensioni. La Cgil rivendica il diritto di scendere in piazza, di manifestare quando si licenzia o si chiudono le fabbriche per delocalizzarle.

Passo dopo passo, dal decreto Cutro al decreto sicurezza, il governo vuole riaffermare il principio della superiorità dello Stato a cui i cittadini devono limitarsi a credere e obbedire in forma passiva, senza poter esprimere il proprio dissenso.

“È il potere che tutela il popolo, scrive Azzariti, ad esso spetta garantire i diritti, stabilire chi sono gli amici, quali i nemici. È il governo a farsi garante della difesa dei confini, a lui spetta il potere di escludere gli altri . In questo contesto lo stato di diritto e i vincoli internazionali rappresentano perlopiù un intralcio e, dunque, possono essere messi in discussione. Se poi qualche giudice pretende di farli valere si può sempre urlare al complotto. Il potere non può essere portato a processo, esso è legibus solutus. Il principio di autorità prevale su quello di legalità…”

Il decreto contiene misure definite per contrastare il diritto di manifestare, esse sono molto autoritarie, da qui l’allarme di Landini, che denuncia come si vuole colpire chi rivendica pacificamente il diritto al lavoro o ad una vita dignitosa. Tra non molto ci sarà un decreto per limitare la libertà di pensiero o di riunione. Non si tiene conto del disagio che può portare a manifestare davanti alle fabbriche, o dentro immobili sfitti. Non si tiene conto del dramma della carenza di abitazioni, o del caro affitti per studenti fuori sede, disoccupati o pensionati al minimo.

La Cgil ha organizzato manifestazioni davanti alle Prefetture a cui hanno aderito moltissime associazioni e organizzazioni di volontariato. I sindacati dicono “Riteniamo doveroso contrastare una norma che ha il chiaro intento di azzerare la libertà e il diritto delle persone di manifestare il proprio dissenso, che introduce nuovi reati penali, e quindi il carcere, nei confronti di chi occupa strade, spazi pubblici e privati. Il decreto limita l’iniziativa e le mobilitazioni sindacali per difendere i posti di lavoro e contrastare le crisi aziendali e occupazionali. Chiude in carcere le donne in gravidanza o con figli entro un anno di età. Introduce il reato di resistenza passiva rendendo impossibile ogni forma di dissenso pacifica…tutto questo mentre il governo decide di abolire i crimini contro la pubblica amministrazione, spesso reati spia di infiltrazioni mafiose”.

Dopo il decreto scendere in piazza sarà più difficile, la difesa è la tutela del lavoro quasi impossibile, esprimere dissenso contro il taglio del welfare non sarà possibile. Ma la Cgil sarà in piazza, con striscioni e manifesti in tutta Italia per dire no al decreto e si alla libertà di dissenso. Difendiamo lo stato di diritto.

Claudio Caldarelli