Essere…è il dilemma
La pop art di warholiana memoria trasforma la tragedia in commedia, con raffinati colpi di fioretto, mescola sapientemente il dramma in ironia graffiante. Al teatro Ambra Jovinelli di Roma, il circo del mondo, ingabbiato dentro le sue ipocondrie va in scena con Amleto al quadrato. Spettacolo di e con Filippo Timi, Lucia Mascino, Elena Lietti, Marina Rocca e Gabriele Brunelli, una compagnia degna degli scroscianti applausi del pubblico, ironicamente racchiuso dentro una gabbia da circo, se rovesciamo l’immagine con lo specchio delle nostre visioni. Ironico, graffiante, mai noioso, esilarante, sensuale, erotico, intellettuale e tanto, tanto altro ancora. Filippo Timi, immenso mattatore di una storia drammatica, resa grottesca dalla geniale intuizione che tutto è finzione, o che tutto è realtà, dipende dalle visioni folli e speculari delle nostre più intime fantasie. Ogni personaggio attualizza la contemporaneità, dentro un Amleto fuoriuscito dall’Amleto, per interpretare se stesso dentro i panni di cui si era svestito, per riappropriarsene in condivisione con il pubblico. Il dramma del non essere della modernità delle apparenze, fagocita in tutta la sua essenza primordiale la quotidianità ipocrita e superficiale. Filippo Timi, con l’ausilio generoso e entusiasmante delle bravissime attrici e attore, mette a nudo le nostre esistenze fatte di incapacità di amare, insulse e dannose, talmente forti da non renderci conto che la vita vale molto di più di quanto la viviamo. La follia, unica compagna in grado di farci sentire vivi, in un mondo chiuso dentro un circo senza domatori e leoni, dove i leoni ammaestrati siamo noi se non prendiamo coscienza del mal di vivere. Essere…è il dilemma.
Questa l’astuta domanda che pone Amleto-Filippo, ad un pubblico ancora inconscio del suo non essere. Una prova difficile, superata con una super iperbole di ironia graffiante interpretativa. Tutte sono fuori dall’ordine delle cose, talmente fuori da essere se stesse in ogni gesto o battuta, privata dal contesto testuale, per essere inserita con intelligenza dentro l’essenza di ognuna e ognuno. La follia che si manifesta sul palco, è una follia liberatoria, ridona dignità e capacità di sentire ciò che si è. Una follia sana, rigenerativa, talmente rigenerativa da far dire ad Amleto-Filippo: abbiamo fatto l’amore. Ed è stato un amore carnale, talmente sentito da “essere” vero, non solo nelle movenze ma nelle intenzioni purificatrici di una “follia” malsana.
Dentro la gabbia tutto accade perché non accada, mentre fuori dalla gabbia niente accade perché accade. Così Marylin ci dà una lezione di vita, dimostrando di “essere” se stessa senza il dilemma di “essere”. Teste vuote come palloncini, ma le uniche teste che tendono ad alzarsi, volteggiando verso il cielo. Il tutto condito con un miscuglio di musiche che fonde insieme valzer e musical, per aprire nuovi orizzonti ad un mondo che non sogna più l’amore ma lo disprezza. Amleto ci regala una confessione sublime nel dire che l’amore può “essere” senza dilemma, (bisessuale, etero, queer, Lesbo e gay)insomma l’amore è l’amore se vissuto con amore, magari accarezzandosi le mani, poggiando la testa sulla spalla. Ciò che ognuno sente dentro è ciò che ognuno è: essere…è il dilemma.
ClaudioCaldarelli