No alle spese militari, si alle spese sociali
Ottocento miliardi di euro per le spese militari, questo il succo di quanto votato dal parlamento europeo. Contrari in pochi, il PD si spacca, il M5stelle di Conte vota contro, Avs vota contro, anche i la CEI (conferenza episcopale italiana) per voce del cardinale Zuppi: No ai tamburi di guerra. L’Europa recuperi una voce di pace. Investire su sviluppo sostenibile e aiuto ai bisognosi.
Il documento della CEI contro il piano approvato dall’Eurocamera. Abbiamo bisogno di recuperare i valori fondativi, pace, libertà, democrazia, diritti, giustizia sociale, facendo sentire la propria voce di pace. La voce dei vescovi è nitida, forte e chiara: no alle armi, si allo stato sociale. Il piano della von der Leyen “RearmEu” prevede una enorme spesa militare, togliendo i vincoli di bilancio, cioè fare più debiti e più tagli allo stato sociale. Una valanga di euro regalati alle multinazionali delle armi, quasi tutte americane. La CEI ribadisce il proprio no, sottolineando “l’urgenza che gli investimenti pubblici siano indirizzati primariamente a sostenere le persone bisognose, le famiglie povere, le fasce sociali più deboli, ad assicurare a tutti adeguati servizi educativi e sanitari, a contrastare il cambiamento climatico. In quest’ottica sarebbe opportuno riportare il tema dello sviluppo sostenibile al centro delle politiche degli Stati e delle organizzazioni internazionali, tra cui l’Unione Europea”
Il Financial Times scrive che per spendere 800 miliardi di euro per le armi, significa, per l’Europa, tagliare la già disastrata sanità pubblica, ridurre le spese della scuola, dei trasporti e maggiormente delle pensioni. In pratica per fare aumentare i già enormi profitti delle multinazionali, è necessario far diventare più poveri i cittadini. Una Europa che rinnega se stessa e ragiona con la testa dei miliardari a scapito della fasce più deboli della popolazione Europe.
Rinnegata la voglia di pace di un continente nato per fare la pace, dopo che la seconda guerra mondiale lo aveva distrutto. La crisi che attraversa l’Europa a causa della resurrezione dei nazionalismi e dei movimenti pericolosamente estremisti e razzisti delle ultradestre, necessità di una Europa che parli di pace e welfare, non di una Europa che parla di guerra e di armi.
Trump mette i dazi all’Europa, aumentandone i settori di crisi, l’Europa risponde aumentando le spese militari, che per assurdo ne beneficiano gli USA. Infatti l’Unione Europea è il primo importatore al mondo di armi statunitensi, secondo il rapporto del Sipri (istituto indipendente di analisi).
Quindi gli USA che vogliono indebolire la NATO ci guadagnerebbero. E l’Europa resta a guardare il suo disfacimento, intrappolata da una politica folle di corsa al riarmo.
L’aumento del bilancio militare significa tagliare la spesa sociale, sanitaria e della scuola. La voce netta del cardinale Zuppi ci ricorda che “investire nel cantiere dell’Europa che non sia un insieme di istituzioni lontane, ma madre della speranza di un futuro umano che non rinunci mai a investire nel dialogo come metodo per risolvere i conflitti, per non lasciare che prevalga la logica delle armi, per non consentire che prenda piede la narrazione dell’inevitabilità della guerra”.
Claudio Caldarelli – Eligio Scatolini