Pepe Mujica: il Presidente che scelse la dignità invece del potere

José “Pepe” Mujica, ex presidente dell’Uruguay, non è stato un politico come gli altri. È stato, ed è ancora, un esempio vivente di umanità, onestà e profonda dignità. In un’epoca in cui la politica spesso appare contaminata da interessi personali e corruzione, la sua figura spicca come quella di un uomo che ha saputo restare integro, fedele ai suoi ideali e vicino alla gente.

Nato a Montevideo nel 1935, Mujica ha conosciuto fin da giovane la lotta e il sacrificio. Negli anni ’60 fu uno dei fondatori del movimento Tupamaros, un gruppo di guerriglia urbana che si opponeva con forza al regime autoritario allora al potere. Pagò duramente le sue scelte: venne arrestato più volte e trascorse quasi 15 anni in carcere, molti dei quali in isolamento, in condizioni disumane. Ma nonostante le torture e l’ingiustizia, non uscì dall’esperienza spezzato. Uscì più forte, più umano.

Quando la democrazia fu ripristinata, Mujica scelse di non restare prigioniero del passato. Entrò nella politica istituzionale con spirito di riconciliazione, diventando prima deputato, poi senatore e infine presidente dal 2010 al 2015. Ma fu proprio da presidente che il mondo lo scoprì.

Un presidente senza palazzo. Durante il suo mandato, Mujica rifiutò di vivere nella residenza presidenziale, scegliendo invece di continuare a vivere nella sua umile fattoria ai margini di Montevideo, insieme alla moglie e al loro cane. Guidava una vecchia Volkswagen Maggiolino e donava circa il 90% del suo stipendio da presidente a opere sociali e a piccole imprese. Diceva: “Non sono povero. Povero è chi ha bisogno di molto per vivere.”

La sua semplicità era autentica, così come la sua empatia per chi soffre. Mujica non faceva discorsi studiati a tavolino: parlava col cuore, spesso con parole dure, ma sincere. Condannava l’avidità, l’individualismo sfrenato, il consumismo che “ci obbliga a lavorare come matti per comprare cose di cui non abbiamo bisogno”.La sua visione politica era intrisa di etica, sobrietà e amore per il prossimo.

Un uomo libero, la sua coerenza gli ha attirato il rispetto anche di chi non condivideva le sue idee politiche. Mujica non cercava consensi, cercava verità. Parlava ai giovani del mondo, esortandoli a non farsi dominare dalla macchina del consumo. Parlava ai potenti, ricordando loro che “quando si accumula ricchezza infinita in poche mani, si toglie libertà agli altri”.

Nel 2016, lasciata la presidenza, rifiutò una pensione privilegiata e continuò a vivere come sempre, coltivando la terra, leggendo, parlando ai ragazzi e partecipando a dibattiti culturali e politici. Quando si ritirò anche dal Senato nel 2020, disse: “Sono stanco, con il corpo e con l’anima. Ma non dell’umanità.”

Oggi Pepe Mujica è una coscienza del nostro tempo. Non ha cambiato il mondo con leggi rivoluzionarie o promesse roboanti, ma con l’esempio. La sua umanità, quella vera, fatta di gesti semplici e parole profonde, ha attraversato i confini dell’Uruguay e si è diffusa ovunque ci fosse bisogno di credere che un altro modo di fare politica è possibile.

La sua vita è una lezione: si può lottare senza odiare, si può governare senza arricchirsi, si può servire senza comandare. In un mondo che corre dietro al potere, Mujica ha mostrato che la vera grandezza sta nel rimanere umani. Aveva più volte affermato che “la sfida principale della nostra epoca è la ridistribuzione della ricchezza” ma anche “la lotta al cambiamento climatico”

E forse, il suo messaggio più forte è proprio questo: non serve essere eroi per cambiare le cose. Basta avere dignità. E amore per il prossimo.

Eligio Scatolini e Giuliana Sforza

 

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