Strage di donne migranti

Sono sempre le donne a morire. Anche quando non si tratta di femminicidio. Le donne pagano con la vita ogni loro gesto d’amore e di protezione per i figli. Muoiono. Tutti i giorni in tante, anzi in tantissime. Troppe.

Si ribalta un barcone al largo delle Canarie, muoiono quattro donne e tre bambine. Due di cinque anni e una di dieci. Un barcone stracolmo, almeno 180 persone, disperate, sorelle a noi. Fratelli a noi. Persone come noi, che fuggono da violenze inaudite, dalla fame, dalla guerra, dalla povertà. Cercano una via di salvezza e muoiono cercando la salvezza. Fuggono da luoghi in cui la morte è certa. Fuggono sperando che qualcuno le accolga. Ma non accade. Vengono respinte. Sempre. Le ONG che vigilano e pattugliano i mari, sono sempre più messe alle corde da leggi restrittive che vietano di raccogliere naufraghi o di farli sbarcare.

Quattro donne e tre bambine, sono annegate a pochi metri dalla salvezza. Dopo una traversata nell’Atlantico, a un passo dal molo, il barcone si è rovesciato. Urla. Grida. Mani che cercano mani. Madri che tengono a galla i loro figli. Madri che si sacrificano per i loro figli e spesso il sacrificio è vano. Non esiste più la pietà, la misericordia, la solidarietà. Migranti allo sbaraglio, senza aiuti, senza un luogo dove andare. Scacciati dalle loro case. Cacciati dalla loro terra. Vagano nel deserto in cerca di un imbarco che non c’è. Vagano. Vagano in cerca di un approdo che non c’è. Muoiono. Le donne muoiono con i loro figli tra le braccia, dopo settimane di disperazione nel traversare il deserto o rinchiuse nei “lager” dove vengono violentate. Centottanta migranti, molti gravemente feriti, molti con là sindrome di annegamento, le loro condizioni sono gravi, disperate. Altri due bambini sono stati ricoverati in gravissime condizioni. La tragedia è stata ripresa in diretta dalla televisione pubblica spagnola, in cui si vedono immagini drammatiche, il barcone stracolmo di persone affiancato dalla motovedetta vicino al molo. Mentre le operazioni di salvataggio erano in corso, il barcone si è capovolto, è affondata in pochi attimi. Grida di aiuto. Grida di disperazione. Urla. I migranti cercavano di riemergere dal mare che li inghiottiva, di aggrapparsi ai salvagente. Alcuni sub sono riusciti a salvare molte persone liberando i migranti intrappolati sott’acqua nello scafo capovolto.

Erano giunti sfiniti. Disidratati. In uno stato di esaurimento fisico, stremati dopo una traversata durata giorni e giorni. Giorni interminabili in mezzo all’oceano, senza acqua. Senza più viveri. Senza latte per i bambini.

 Quattro donne e tre bambine sono morte. Annegate. Stringendo le mani, le piccole mani delle loro bambine. Volevano salvarle. Ma le aspettava la morte. Una morte orrenda di cui tutti dovrebbero sentirsi in colpa.

Claudio Caldarelli – Eligio Scatolini 

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