Le chiese gemelle

Se chiedete a qualsiasi romano dove si trovano le chiese gemelle, vi risponderà senza batter ciglio a piazza del Popolo.

Gemelle ma non troppo, sembra­no simili ma in realtà differisco­no. È solo un effetto ottico che le fa sembrare uguali. Effetto dovuto alla loro vicina posizione. Sono situate ai bordi di piazza del Popolo, all’inizio del famoso tridente, formato dalla centrale via del Cor­so, e dalle laterali via del Babbuino e via di Ripetta.

Diverse in pianta, una ellittica e l’altra cir­colare, e in altri piccoli particolari.

Una si chiama Santa Maria dei Miraco­li, il nome viene da una immagine della Vergine già esistente sotto un’arco di via Flaminia e successivamente trasformata in edicola. Nel 1664 Papa Alessandro VII volle collocare in un posto più degno que­sta immagine e affidò la costruzione della chiesa a tale Cario Ranaldi. La morte del Pontefice fece arrestare i lavori, ripresi in seguito per rinteressamento del cardinale Girolamo Gastaldi.

L’altra si chiama Santa Maria in Montesan­to, perché venne eretta su una precedente chiesetta dei Carmelitani di Montesanto, fu voluta sempre dal Papa Alessan­dro VII fu sempre il Ranaldi l’incaricato della costruzione, come fu sempre il Cardi­nal Gastaldi a completarne la costruzione, ma i lavori di quest’ultima iniziarono dopo la chiesa di Santa Maria dei Miracoli. Piazza del Popolo è una scenografia favo­losa e queste due chiese sembrano incasto­nate in questa cornice.

Entrando dagli archi di porta del Popolo, si vede l’obelisco svet­tare e separare nettamente l’una dall’altra. Attaccata a Porta del Popolo c’è la più fa­mosa chiesa di Santa Maria del Popolo, sorta per volere di papa Pasquale II costrui­ta con le offerte del popolo romano, per esorcizzare leggende di streghe e di male­fìci, che funestavano quel terreno. Consa­crandolo si scacciava il male. Una piazza tre chiese, due gemelle. Una famosa per segreti arcani le altre due perchè simili. Mai terreno fu più consacrato di quello di piazza del Popolo.

Ma proprio in quella terra cosi tanto consacrata, in quella piazza tanto cara ai romani, ve­niva applicata la pena di morte per volere dei Papi, eseguita per mano del boia, per mano di mastro Titta, il boia di Roma. Qui, la ghigliottina non arrugginiva. A testimo­nianza di questo, c’è una targa, di fronte Santa Maria del Popolo, su cui c’è scritto che due carbonari, tali Targhini e Montana­ri, furono giustiziati per volontà del Papa. Nemmeno la sacralità di tre chiese fermava la mano di mastro Titta.

Forse ci voleva anche a quel tempo, una moratoria contro la pena di morte.

di Fabio Scatolini