Balle istituzionali, fake e social. Svanisce, tra rumours, la Fiducia.
Ci fidiamo del panettiere, di chi confeziona merendine per i nostri figli, di chi controlla la qualità del cibo che mangiamo e dell’acqua che beviamo, ci fidiamo del medico, di chi guida gli aerei, dell’impianto frenante della nostra auto, delle leggi, della giustizia, dei semafori, di Wikipedia. Tutta la società si basa sulla fiducia, sullo stesso principio che lega un cucciolo a sua madre: potremmo dire che ogni sistema sociale funziona come una poppata di latte. Diamo per scontato che esistano dei professionisti, dei ruoli, che ognuno abbia un compito e ci sia chi sorveglia perché venga assolto bene. Eppure sembra stia avvenendo – marcatamente in Italia – un’inversione di tendenza, il sistema dei valori su cui ci siamo affidati fin’ora non è più valido. Grazie a internet siamo in grado di confutare la diagnosi di un luminare, l’operato di un ingegnere, persino la stessa sfericità della Terra. I riferimenti sono mutati, sono cambiate le basi su cui si fonda la società, perché – è inutile negarlo – sono le masse a votare e definire la direzione entro cui si muovono la politica e l’economia. Se non bastasse, anche i presunti professionisti cadono in fallo e generano confusione su confusione. I talk show imbastiscono arene in cui il noto virologo dovrebbe confrontarsi con la soubrette che pratica l’urinoterapia sui temi della vaccinazione, gli organi di informazione ratificano quando non inventano bufale che alimentano il pregiudizio, in nome del pluralismo ogni voce ha pari dignità: la bugia e la verità sono sullo stesso piano. I giornalisti, che dovrebbero essere i professionisti dell’informazione, quelli che la vagliano alla lente d’ingrandimento, prima di sottoporla al pubblico, diventano piuttosto megafoni di questa o quella corrente politica e sociale. Accade sempre più di frequente, in maniera preoccupante; non ci può più fidare e questo è allarmante perché toglie i puntelli che dovrebbero dare all’opinione pubblica il ruolo di voce corale e la trasformano in un latrato indistinto. Due esempi su tutti, toccanti nella loro assurdità, indicano la pericolosa china che stiamo prendendo. A un’insegnante delle scuole medie di Palermo è stato dimezzato lo stipendio, è stata disprezzata, il tutto perché un disagiato sovranista ha scritto un tweet in cui la accusava di aver costretto gli alunni a scrivere che Salvini è come Hitler, in riferimento al decreto sicurezza, e lo ha indirizzato a un ministro. Dopo pochi giorni, e parecchi tweet indignati di altri esponenti di governo, sono partite delle ispezioni dell’ufficio scolastico e relative punizioni per la professoressa, rea di non aver vigilato sul lavoro svolto dai suoi studenti cosa che, per inciso, non era tenuta nemmeno a fare in quei termini. La fiducia nelle istituzioni finisce nel momento stesso in cui le stesse sono sostituite dai social.
Il TG2, prontamente rilanciato dal solito ministro con la felpa, ha fatto un servizio in cui ha demolito il modello svedese di accoglienza, segnalando come in Svezia sia in atto una vera e propria colonizzazione islamica, con interi quartieri fuori controllo in cui vigerebbe la sharia, la legge islamica, e non quella svedese. Nulla di più falso, l’ambasciata svedese in Italia si è subito occupata di negare, punto per punto, le sontuose balle presenti in quel servizio, attraverso un comunicato stampa. Su Twitter però la notizia data dal TG2 è ancora presente, a uso e consumo degli analfabeti funzionali e del loro leader investito democraticamente del vicepremierato. Non possiamo fidarci più della stampa, di chi confeziona le merendine dei nostri figli, del nostro medico, delle leggi, della giustizia e del sistema sociale stesso. Stiamo tornando nelle caverne.
di Marco Camillieri