L’amore muove il sole e le stelle
“Vergine. Vergine e madre. Madre vergine, nel ventre tuo si accese l’amore”. Il Paradiso XXXIII canto di Elio Germano, in scena all’Ambra Jovinelli, apre il sipario con parole che escono dall’anima e si vanno a depositare nell’anima. Un principio senza principio è una fine senza fine, dove il tutto è l’uno e l’uno è il tutto. Non c’è spazio per fraintendimenti o doppi sensi. Il Paradiso è dentro di noi, per come noi siamo, è dentro di noi come dentro il ventre siamo stati. Il tutto inizia con il rintocco di una campanella. Il tutto si chiude con il rintocco di una campanella. L’amore circolare non entra in scena ma è la scena su un palcoscenico dove tutto accade nella gestualità delle braccia che si aprono e accolgono. Dove tutto accade nelle parole pronunciate, a bassa voce, da Elio Germano, non è attore che interpreta se stesso, ma è se stesso che cerca una risposta ad una domanda che non c’è. “Sei di speranza fontana vivace, donna. Donna, sei tanto grande e tanto vali…” e le anime, luminose, lucciole spirituali che danzano sopra la testa di un antico/moderno cantore, al suono magistralmente mixato e coreograficamente impeccabile di Theo Teardo, che riesce a farti vibrare il cuore ogni volta che l’Immenso appare e prende forma di luce pulsante, senza origine e senza limite.
Il violoncello e la viola fondono le loro armonie alle luci e più ancora alla voce gestuale di un Cristo che non sa di esserlo, ma protende, con tutto se stesso le mani al Padre/cielo. Una voce mai contratta, spinta fuori dalla forza della vita per la vita, si incarna nei lineamenti estatici del volto fino ad essere riassorbito dalle istallazioni luminose e sonore che si trasformano in performance finemente cesellate dalle mani di un maestro. L’universo si smoderna, guerra e distruzione nella realtà dei sogni che rimangono, come ferite apertea fare da contraltare ad una realtà che non si dimentica. Ma si dimentica l’anima del Paradiso, che è l’amore che si incarna nel ventre della madre e si trasmuta nello spirito del figlio. La distruzione del creato, la guerra, la violenza, questo è l’incesto che inaridisce l’animo e ci strappa via dalla bellezza del Paradiso. Elio Germano diviene parte del rapimento mistico della luce e della musica, dei colori e delle forme astratte, figure geometriche di straordinaria niditezza ed efficacia figurativa, lasciando alla figura umana lo spazio per dissolversi in quell’armonia di luci senza inizio e senza fine. L’amore c’è. Il Paradiso c’è. E nella bellezza del creato l’inno perpetuo all’amore, unica conversione da uno stato di peccato ad uno stato di grazia, da una selva oscura ad una luminosa beatitudine: l’amore. L’amore che muove il sole e le altre stelle…
di Claudio Caldarelli e Fabrizio Lilli