Gli Egovendoli sul Titanic: verso il 25 settembre

Manca meno di un mese al voto del 25 settembre, e la campagna elettorale va avanti mostrando politici sempre più simili a quei musicisti che, mentre il Titanic continuava a imbarcare acqua ed affondare nell’oceano, continuavano a suonare ben consci della loro sostanziale impotenza.

Assistiamo oramai da trent’anni al medesimo schema di fondo da parte della nostra politica, questo mercato degli ego, questo susseguirsi di egovendoli che spacciano le loro ricette come la via per la palingenesi e l’operato degli altri come sempre e comunque il Male, salvo poi, una volta al governo, non riuscire neanche a scalfire i problemi strutturali del nostro paese che continua anno dopo anno a impoverirsi, invecchiare, perdere pezzi, regredire sotto tutti i punti di vista.

Questa campagna elettorale non fa eccezione: il centrodestra rispolvera le vecchie chimere del presidenzialismo, delle tasse, dell’immigrazione; il Pd di Letta continua a perdere colpi come un pugile suonato, i 5 stelle si ergono di nuovo a paladini di battaglie e ideali che hanno sostanzialmente già tradito e il centro di Calenda, dietro al cui nome si nasconde un Renzi che neanche si presenta alla presentazione della coalizione, dice sommessamente, tristemente, l’unica sconsolante “verità” che tutti sembrano già in fondo sapere: o un nuovo governo Draghi oppure il collasso, oppure l’incapacità sistemica di affrontare i temi enormi e le sfide che l’Italia si trova davanti, che tradotto significa: o ci affidiamo alla Tecnica, ai tecnici, o come sistema politico non siamo in grado di affrontare tali compiti, il che è esattamente ciò che la politica continua a fare almeno a partire dalla definitiva caduta di Berlusconi nel 2011: svuotarsi di senso e consegnarsi alla guida dei tecnici.

Dopo la caduta dei partiti tradizionali, nel 1992, e il trentennio dell’antipolitica populista, siamo di fronte a una nuova fase almeno da dieci anni: il progressivo svuotarsi di senso del sistema democratico e l’avvento sempre più deciso e consapevole della Tecnica alla guida del paese: più efficace, più autorevole, più credibile, più solida, migliore. Si tratta, in fondo, della naturale evoluzione in seguito alla crisi di senso della politica, e al crollo delle grandi Idee che sorreggevano i due storici schieramenti tradizionali: la sinistra marxista e comunista e il centrodestra cristiano e liberale. Caduti questi due schieramenti con la perdita di senso delle Idee che li sorreggevano e animavano, abbiamo assistito, sostanzialmente, a 30 anni di antipolitica e populismo che si sono rivelati un fragoroso fallimento che farebbe ridere se non fosse tragico e oggi, trent’anni dopo Tangentopoli, ci rendiamo conto che in fondo, da Meloni a Conte, passando per Salvini, Berlusconi e Letta, siamo in realtà di fronte a un unico, enorme, agonizzante partitone: il carrozzone di una politica in una crisi terminale sempre più solo d’impaccio al paese, che sta più o meno consapevolmente lasciando il passo alla gestione dei Migliori, dei Draghi, dei Monti, dei Tecnici, più pronti, autorevoli e capaci di guidare il paese e di rispettare i diktat sempre più pervasivi provenienti dai complessi schieramenti internazionali in cui l’Italia si trova inserita.

Questo unico blocco sistemico emanazione della cultura nichilista, scientista, tecnocratica dominante nel nostro tempo, trova in realtà la sua vera opposizione, la sua vera nemesi fuori dal Parlamento, in tutta quella galassia antisistema, no-vax, no green pass, animata da Guru, maestri spirituali, Vati e vatini che la impregnano di messianismo, di uno spiritualismo velleitario e almeno comico quando non inquietante: una galassia ancora in formazione, che ancora non riesce a presentarsi unita alle elezioni ma che, tra cinque anni, rappresenterà io credo la sola e vera forza, inquietante e preoccupante, di opposizione a una sempre più palese tecnocrazia, dando vita ad un granitico e rigidissimo bipolarismo: da una parte il sistema guidato dalla Tecnica, nichilista, scientista, e dall’altra questo nuovo inquietante messianismo spiritualista con i suoi guru e le sue promesse di un nuovo giorno e di una nuova era, che presumibilmente resterà minoranza, capace tuttavia di dare vita a una polarizzazione estrema e senza esclusione di colpi. C’è da sperare che un tale scenario non si verifichi, smentito da un salto di qualità dell’attuale classe dirigente che possa finalmente portare la politica ad affrontare e risolvere i problemi strutturali e annosi del nostro paese. Tuttavia, più realistica di tale speranza, sembra la necessità di sviluppare una forte resilienza, con la triste consapevolezza che, ahinoi, abbiamo di fronte decenni duri.

 

Giacomo Fagiolini