ULTRA, non solo una parola

Quando nel 2004 partecipai alla maratona di Roma, mai avrei pensato di ripetere una simile esperienza.

Allora i 42 chilometri pianeggianti del tracciato, seppur sul noto fondo sconnesso fatto di buche e sanpietrini della città eterna, mi sembrarono un massacro.

Al 35° chilometro iniziai ad avere dolori alle anche e ai piedi, fiato corto e infiacchimento totale, tanto da costringermi a terminare gli ultimi 2 chilometri camminando.

Una settimana di dolori muscolari e articolari mi convinsero che quelle distanze non erano per me, così mi dedicai con soddisfazione alle mezze maratone e anche con un discreto successo.

Da allora ho ripreso ad andare in bicicletta, riscoprendo la mia vocazione per i viaggi a pedali iniziata nel 1990.

Dopo aver fatto la via Francigena, attraversato le Alpi da Trieste a Chamonix e aver girato la Corsica in lungo e in largo, per gioco mi sono iscritto alla Bikingman, una gara Ultracyclig di 700 km in una tappa con 13000 metri di dislivello.

Un’esperienza unica, che raramente possiamo fare nella vita di tutti i giorni e per quanto sia un’impresa di forza fisica e velocità, è anche un’avventura, un viaggio, una prova di intraprendenza e forza mentale.

Il lockdown ha poi cambiato le nostre certezze e le nostre abitudini e i molti costretti in casa hanno riconsiderato la libertà come un bene prezioso e irrinunciabile. Questo ha portato nuovi adepti a calcare le strade e soprattutto i sentieri di montagna.

Il boom della bicicletta e dell’escursionismo nel post pandemia è sotto gli occhi di tutti, il desiderio di uscire per respirare aria pura e passare più tempo all’aperto ha contagiato le masse che senza esperienza alcuna si sono riversate per strade e sentieri. Tutto ciò è un bene, ma non dimentichiamo mai i pericoli intrinseci di queste attività che spesso portano a tragedie evitabili.

Ma non divaghiamo, il mio amore per la montagna mi ha indotto ad esplorare altre vie e la scorsa estate, per caso e per curiosità, ho partecipato al Trail di Pietracamela che si svolge sulle pendici del Gran Sasso. Pur senza impegnarmi troppo, ho terminato la gara con mia sorpresa al 22° posto.

Il tracciato che si svolge su 17 dei 65 chilometri dell’ULTRA TRAIL GRAN SASSO, mi ha permesso di prendere consapevolezza delle mie capacità.

Premetto che ho iniziato a correre in montagna un paio di anni fa, alla ricerca di quella velocità che spesso è sinonimo di maggiore sicurezza oltre che allenamento propedeutico allo scialpinismo, attività invernale da me prediletta.

Così, l’idea di riprovare una gara lunga ha iniziato a farsi strada nella mia mente, e complice il caldo estivo asfissiante di questa estate, ho deciso di partecipare al TGS EXTREME sulle Grigne, le famose montagne dei ragni di Lecco.

La gara, vanta 42 chilometri e 3700 metri di dislivello in salita, a detta di tutti quelli con cui ho parlato una delle più difficili su queste distanze.

Qui il percorso fatto in questi anni chiude il ciclo iniziato nel 2004, da quella maratona devastante.

Nonostante la mia inesperienza, seppur faticosi questi 42 chilometri sono risultati quasi facili, eppure sono sempre lo stesso di 18 anni fa, o forse no?

18 anni di esperienze, 18 anni di sfide con me stesso, 18 anni che hanno forgiato oltre al mio fisico, la mia mente, più resistente al dolore, allo sforzo, alle difficoltà, più capace di capire i miei limiti collocandoli esattamente dove sono, senza indulgere con me stesso e allo stesso tempo spostandoli sempre più in la.

Sicuramente quella maratona fu preparata in modo empirico e, con le conoscenze di allora forte di una più giovane età, sopravvalutai le mie capacità fisiche e mentali.

ULTRA non è quindi solo una parola per indicare un’attività prolungata nel tempo, è anche un modo di approcciarsi alla vita, affrontando difficoltà che mettono in crisi la nostra resistenza e dandoci l’opportunità di alzare le soglie di dolore e lucidità.

Nella sua semplicità, la gara ci offre la possibilità di riportare la nostra esistenza ai suoi elementi basici eliminando ogni disturbo moderno, mentre nella sua difficoltà offre l’opportunità di sfidare noi stessi in modi nuovi ed emozionanti, rendendoci migliori anche nella vita di tutti i giorni.

Roberto De Stefanis

 

 

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