Poeti ambulanti: cantastorie
Un poeta ambulante, quasi scomparso, il cantastorie girava per le strade cantando testi poetici, recitando storie popolari. La strada era il suo palco. La chitarra sua fedele compagna. Erede del trovatore, del giullare, primo genitore degli artisti di strada. Luigi Grechi De Gregori, al Polmone Pulsante di Roma, con la sua rassegna Folkstudio giovani,ci presenta Mauro Chechi e la sua chitarra dell’Ottocento, accompagnato da Emo Rossi, lo intervista facendoci scoprire un mondo che quasi non c’è più. Si raccontano, parlando la stessa lingua, sottolineando la forza delle storie che hanno attraversato l’umanità, partendo da Omero fino ai nostri giorni. Luigi Grechi De Gregori fa una vero e sincero percorso a ritroso nel tempo, aprendo gli occhi al pubblico, su un argomento sconosciuto ai più giovani. Cita l’Iliade e l’Odissa, la Chanson de Roland e altre antiche ballate dei trovatori o prima ancora degli aedi, che raccontavano, cantando, storie che altrimenti sarebbero dimenticate. Mauro Chechi ci dice che le parole sono fiato, fiato che viene fuori per comporre canti che partono da una leggenda o storia accaduta, raccolte nella strada e tramandate da quel fiato nasce non dai polmoni ma dal cuore. La storia, per essere cantata, il cantastorie la deve percepire nell’animo, così come facevano gli schiavi o gli oppressi. Poeti e poetica vagabonda capaci di emozionare con i loro accordi semplici, ma efficaci, per trasmettere l’emozione oltre ogni tempo. Il folk popolare tradotto in testi e musiche che liberano gli ultimi, i diseredati, da una schiavitù sociale che li emargina, donando loro una speranza di sopravvivenza.
I cantastorie con il loro repertorio che comprende vicende di amanti, di satira, di contadini villani che si ribellano ai soprusi del padrone. Canti lirici alternati a canti epici. Mauro Chechi apre con Pia de Tolomei, riportando il pubblico in Toscana, ma poi trascina tutti in Maremma, affascinando con la sua voce garbata e pungente. Storie di malaffare, di prese in giro, composizioni che si scagliano contro la moda del momento, contro il lusso, contro il fisco, contro i proprietari terrieri, avidi sfruttatori che affamano i popoli. I temi sociali, presi e vissuti sulla strada sono il terreno fertile su cui si cimenta Mauro Chechi e rispecchiano il sentire del pubblico. La sofferenza patita dal popolo durante le varie fasi politiche, il ricordo degli eccidi ad opera del nazi-fascismo, la resistenza dei partigiani. Mauro Chechi e Emo Rossi emozionano la platea con Bella ciao, rivisitata e ampliata, facendo commuovere chi ascolta. Una serata generosa, diversa, ma tutta nelle corde del Folkstudio giovani, che propone ogni volta un cantautore tutto da scoprire, come accaduto lo scorso anno, quando Luigi Grechi De Gregori fece salire sul palco di Fiano Romano Lucio Corsi, che ancora non era conosciuto dal grande pubblico. Ogni volta una novità, ogni volta un pezzo di cantautorato di eccellenza, questa volta possiamo scrivere di cantastorie di eccellenza.
Claudio Caldarelli