Tannino Longo: il sindaco che non promette mai, ma realizza sempre

Capaci, tristemente nota a tutti per la strage del 23 maggio 1992, negli anni è stata, suo malgrado, lugubre teatro di altri terribili fatti di sangue. 17 Gennaio 1978: Gaetano “Tannino” Longo, avvocato, sindaco di Capaci e padre di tre figli, muore in un agguato di evidente matrice mafiosa davanti agli occhi del figlio più piccolo, Giustino, allora appena undicenne.

Quella mattina Gaetano, mentre accompagnava Giustino a scuola, trovò ad attenderlo ad un incrocio la morte per mano di due sicari che, scesi da una A112 (che risultò poi rubata nella vicina Carini), esplosero tre colpi di pistola, l’ultimo dei quali lo raggiunse alla tempia. Gaetano fu ucciso, con le modalità di una vera e propria esecuzione, non soltanto in quanto persona “scomoda”; la sua morte ebbe un fortissimo valore simbolico. Gaetano, infatti, che ricoprì il ruolo di sindaco di Capaci dal 1962 al 1976, rappresentava, nel contesto storico dell’immediato dopoguerra, fatto di povertà assoluta, degrado, disoccupazione, carenza di strutture igienico-sanitarie, disagio economico e culturale, come un faro nel buio il futuro, la speranza, il progresso, e la democrazia.

Gran parte della Capaci moderna è il risultato dei suoi lunghi e ininterrotti quattordici anni di mandato, al punto che i suoi concittadini dicevano di lui “Tanino non promette mai, ma realizza sempre”. Strade, rete fognaria, illuminazione pubblica, scuole, ogni infrastruttura capace di restituire dignità ad un paese in gravissime difficoltà si deve a lui, al “sindaco illuminato” che ha saputo amministrare con onestà e dedizione, convinto che il raggiungimento del bene comune passasse attraverso il coinvolgimento di ciascun membro della comunità, in un’ottica di grande collaborazione e democrazia. Ma un sindaco che operi con tale lungimiranza è un pericolo per chiunque cerchi di affermare il proprio potere basandosi sul ricatto, la violenza e la repressione.

Riconosciuto ufficialmente come vittima di mafia soltanto nel 2002, dopo ben ventiquattro anni dalla sua morte, Gaetano, assieme alla moglie e ai figli, attende ancora che venga alla luce la verità: i suoi assassini, infatti, sono a tutt’oggi impuniti. Se la morte di Gaetano non ha ancora avuto giustizia, la sua memoria continua a vivere attraverso le grandi opere realizzate nell’arco del suo lungo mandato.

di Leandra Gallinella