I misteri del caso Regeni a un anno dalla morte

Il video diffuso dalla TV egiziana che mostra Giulio Regeni ripreso, a sua insaputa, a colloquio con il suo “traditore” rinnova e aumenta gli interrogativi sulla morte del giovane ricercatore avvenuta un anno fa, tra il 25 gennaio, data della sua scomparsa al Cairo, e il 3 febbraio, quando il suo corpo fu ritrovato senza vita, martoriato dalla mano assassina e torturatrice dei suoi aguzzini ancora senza nome, sotto un cavalcavia dell’autostrada che collega la capitale egiziana ad Alessandria. Di fronte alla telecamera, la faccia pulita del dottorando di Cambridge che cerca di spiegare nel modo più trasparente ed esaustivo possibile perchè non può chiedere di destinare agli “scopi personali” di Mohammed Abdallah, il capo del sindacato egiziano degli ambulanti che lo sta riprendendo di nascosto, la borsa da 10mila sterline che una fondazione britannica ha messo a bando per una ricerca sui movimenti sindacali indipendenti in Egitto. Al di qua della lente, l’uomo che per conto della National Security Agency, il servizio segreto civile egiziano, sta riprendendo quell’incontro – il terzo di tre – tenutosi il 6 gennaio ai mercati Ramses, in pieno centro del Cairo, avendo accettato di farsi montare addosso un “occhio” a bottone ed un microfono direzionale. Nel video l’uomo chiede a Regeni di intercedere presso l’Università perché arrivino quei soldi in quanto ne ha bisogno per le cure alla moglie malata di cancro. Il ricercatore, tuttavia, è inflessibile di fronte alle richieste e replica che i soldi non può darglieli “perché non sono i miei, sono un accademico, non posso usarli per ragioni private”. Ma l’incontro è una trappola. Regeni era attenzionato dai servizi perlomeno dall’ 11 dicembre 2015, giorno in cui fu fotografato ad una riunione del sindacato. Ma perchè la NSA era così ossessionata dal giovane studioso? Cos’aveva da temere l’agenzia, e il ministro dell’interno Abdel Ghaffar ai cui ordini essa risponde, alla luce del fatto che proprio uno dei leader di quei sindacati così a lei invisi era una pedina di cui gli stessi 007 di Sadr City potevano disporre a piacimento tanto da ordinargli di girare un video di nascosto ? E se davvero i timori delle autorità erano relativi all’ipotesi di probabili sobillazioni in vista della data che il regime di Al Sisi caricò di ogni paranoia, il 25 gennaio, quinto anniversario della rivoluzione di piazza Tahrir, perchè Abdallah nell’interrogatorio reso il 10 maggio alla Procura generale del Cairo disse che  il servizio voleva tenere sotto controllo Giulio almeno fino al 28 dello stesso mese, tenendo quindi aperto il dossier ben oltre la data della ricorrenza ? Ma soprattutto, ed è il punto intorno al quale ruota tutta la questione, chi ha ammazzato Giulio e cosa voleva estorcergli per ridurlo al punto che sua madre potè riconoscerlo “solo dalla punta del naso” ?

di Valerio Di Marco

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