Unica donna alla Gkn, Tiziana racconta che solo nel Collettivo si è sentita riscattata

«La prima volta che sono entrata nella fabbrica Gkn mi sono resa conto che erano tutti maschi, non era il massimo ma dovevo accettare il lavoro» racconta Tiziana De Biasio, unica donna tra i lavoratori licenziati dalla fabbrica Gkn nel 2021. 

Una storia ormai nota quella della fabbrica Gkn che comincia il 9 luglio quando ben 422 dipendenti, compresa Tiziana, vengono licenziati via mail.

L’azienda non riesce più a sostenere i costi e di conseguenza anche la ditta in appalto alla quale sottostava Tiziana deve adattarsi e mandare tutti via.

La vicenda della fabbrica Gkn si intreccia con le storie personali di coloro che l’hanno abitata nel corso degli anni. Nel caso di Tiziana il percorso in quello stabilimento comincia circa dieci anni prima, nel 2012, quando senza un lavoro, con un figlio piccolo da mantenere e un marito malato decide di mettersi in una posizione ‘scomoda’ ma che le avrebbe garantito la sopravvivenza. 

«Io sono stata contattata da una ditta esterna che aveva in appalto le pulizie e altri aspetti della produzione come il controllo qualità. Dovevo essere responsabile del sito. Redigere i turni di lavoro, compilare i piani ferie e supervisionare gli operai, ma negli anni sono diventata un jolly e ho fatto anche le pulizie». Le contraddizioni della fabbrica sono fin da subito evidenti. 

I dipendenti effettivi della Gkn hanno maggiori diritti come la mensa e pause ogni ora. La ditta per cui deve lavorare Tiziana invece non garantisce le stesse libertà ai propri dipendenti. Che differenza c’è se produci il pezzo o ne controlli la qualità? Entrambe sono fasi necessarie, quindi perché i diritti dei lavoratori devono essere diversi? Domande alle quali Tiziana pensa ogni giorno, mentre deve presentare le contestazioni disciplinari perché gli operai le mettono i bastoni tra le ruote e le fanno i dispetti.

Lei capisce di non essere abbastanza: per l’azienda non è al pari di un dirigente ma per gli operai è una che fa la spia. Minacce e vessazioni quotidiane, mancanza di rispetto continua e impedimenti a svolgere bene la sua attività lavorativa. La ditta in appalto cambia e arrivano nuovi superiori. L’ennesimo maschio con il quale deve confrontarsi. Tiziana con una voce decisa racconta: «Io facevo il mio lavoro, i piani ferie e i turni e il mio superiore andava ad appenderli in bacheca per far vedere che lui era quello che comandava. La mia lotta è cominciata da qua». Tiziana è costretta anche a fare le pulizie per carenza di personale e perché, nonostante sia responsabile del sito, è una donna e il suo contratto non la salva da quella mansione.

In fondo le donne da che mondo è mondo, fanno le pulizie. Non è certo una prerogativa maschile!

Ad un certo punto però succede qualcosa. 

Dietro alla cattiveria di quegli operai c’è un sistema di sfruttamento al quale anche loro sono sottoposti e la rabbia è riversata su di lei perché è un corpo fisico e tangibile sul quale possono sfogarsi. «Nello spettacolo, racconto del momento in cui sono diventata Tiziana. Non ero più quella che doveva fare le contestazioni disciplinari ma solo Tiziana. In fondo eravamo nella stessa situazione» dice lei. 

Lo spettacolo al quale si riferisce è ‘Il Capitale’ del regista bolognese Nicola Borghesi, in scena dall’anno scorso al teatro Arena del Sole di Bologna e in tour in altre città d’Italia dall’inizio di quest’anno. Lo spettacolo porta sul palco la vita quotidiana degli operai che hanno perso il lavoro il 9 luglio 2021. Le parole di Marx ricordano come il sistema capitalistico abbia minato la collettività e dopo un prologo del regista sono gli operai stessi a recitare sulla scena raccontando le loro storie di vita e l’evoluzione che li ha portati da essere operai in una fabbrica qualsiasi, in un palco a recitare.

«Mi ero accorta che qualcosa non andava già dal 2020. Feci presente le mie preoccupazioni al sindacato,  mi dissero che ero una visionaria. Invece ci avevo visto giusto» spiega Tiziana. 

Lei e gli altri dipendenti della ditta esterna oltre un anno dopo l’occupazione della fabbrica, a settembre 2022, sono stati assunti ufficialmente da Francesco Borgomeo, l’imprenditore al quale dalla fine del 2021 è stata affidata la gestione della ex Gkn.

In questi anni gli operai hanno parlato di ripartenza, hanno trovato finanziamenti e presentato proposte di reindustrializzazione con uno sguardo al futuro. Da allora però i macchinari sono ancora fermi, Borgomeo non ha accettato nessuna contrattazione e momenti di cassa integrazione si sono alternati a momenti di vuoto.

Tiziana è sempre stata in prima linea. E così dalla lotta come donna sul luogo di lavoro si è ritrovata ad affrontare l’ennesima sfida. 

Lei però è abituata a confrontarsi con gli uomini e quegli operai ormai li conosce bene. Dal 2021 si occupa dell’organizzazione delle pulizie e della contabilità e non hai mai pensato di mollare.

Tiziana parla di intersezionalità, di complicità e unione con le altre donne sui luoghi di lavoro e non importa se a lei è toccato di essere in mezzo a soli uomini. «Che tu sia impiegata o operaio, uomo o donna, resti sempre un numero. Il collettivo di fabbrica mi ha accolta, mi ha dato la forza e la possibilità di riscattarmi per tutto quello che ho dovuto subire in questi anni» conclude con un sorriso di speranza. La stessa speranza che le ha consentito di andare avanti in questi anni e che le consentirà di proporre e programmare un futuro migliore.

Stefania Lastoria

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