…Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti…F. De André

Non ascoltiamo la registrazione che la BBC ha diffuso, nella quale Hind Rajab chiede aiuto ad una operatrice del call center di emergenza della Mezzaluna Rossa palestinese.

Non la ascoltiamo, se non l’abbiamo già fatto, ora che sappiamo che Hind è morta. Non facciamo risuonare nelle nostre teste quella voce da bambina, troppo bambina per morire e troppo bambina per dover morire con quella paura addosso. Non memorizziamo quelle parole: “Il carro armato è accanto a me. Si sta muovendo. Verrai a prendermi? Ho tanta paura”. Non lasciamoci coinvolgere da quella paura. Continuiamo a pensare che le voci dei bambini sono belle, sono allegre, che ci fanno sorridere, al massimo intenerire. Continuiamo a pensare che i figli degli altri non sono figli nostri. Continuiamo a seguire i post di attori, cantanti, influencer, nei quali viviamo e partecipiamo alla crescita della figlia o del figlio di turno, sorridendo e godendo di tanta prosperità. Continuiamo ad applaudire al primo vagito, chiusi nella tranquillità delle nostre case e preoccupiamoci di ginocchia sbucciate, dell’animatore da trovare per il prossimo compleanno, dello zaino alla moda da comprare. Non chiediamoci cosa divide un destino da un altro, chi è o se c’è un burattinaio che muovendo i fili del fato decide macabramente di farci nascere in un posto piuttosto che in un altro o se siamo noi che, invece, costruiamo muri e confini che dividono e condannano gli altri ad esistenze infernali.

Non interroghiamoci su cosa possiamo fare e se qualcosa possiamo fare, perché una bambina palestinese possa vivere con il minimo sindacale che si dovrebbe avere solo per essere venuti al mondo: cibo, salute, istruzione, amore. 

Non facciamo nulla di tutto questo e continuiamo a vivere nella nostra bolla di ipocrisia e menefreghismo dimenticando che tra chi compie il male e chi lo riceve, in mezzo c’è una moltitudine di persone che potrebbe fare la differenza. Dimentichiamo che quella moltitudine siamo noi e lasciamo che una bambina possa piangere chiedendo aiuto e ripetendo: “venitemi a prendere”, prima di morire. Sei anni, povera Hind, sei anni, neanche il tempo per aver imparato a scrivere.

Chissà se avrai imparato il modo per perdonarci.

Lucia Salfa

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