Primo maggio dei morti sul lavoro
Muoiono tre lavoratori al giorno. Tutti i giorni. Compreso la domenica e i giorni festivi. Questa la drammatica statistica, questa la drammatica realtà che i lavoratori pagano con la propria pelle. Ne muoiono anche sette in un giorno per mantenere alta la media. Le notizie sulle morti vengono diffuse come incidenti. Ma sappiamo che incidenti non sono, perché, quelle morti si possono evitare applicando le normative sulla sicurezza. Ma le normative non si applicano. C’è un motivo. Gli appalti, i sub-appalti, i sub-sub-appalti e le cessioni varie, fanno non applicare anche la più elementare norma sulla sicurezza.
La sicurezza ha un costo. Un costo che nessuno vuole sostenere. Un costo che riduce il profitto. Così sui luoghi di lavoro, sia privati che pubblici, operano imprese e aziende, in sub-appalto che non applicando le normative sulla sicurezza, mantengono alta la media dei tre morti sul lavoro, ogni giorno, anche la domenica e i festivi. Viene da pensare che non sono incidenti, se ogni volta si fanno le comparazioni con l’anno precedente, vuol dire che sappiamo già avverranno gli incidenti e, se lo sappiamo non sono incidenti ma morti annunciate, addirittura previste e conteggiate. Le morti previste sono omicidi volontari, che nessuno ha voluto fermare. Nessuno è intervenuto, se non a parole, per mettere fine a questa barbarie che si consuma ogni giorno, per tutti i giorni dell’anno, festivi compresi, così la cifra dei morti sul lavoro rimane invariata ogni anno: 1.041 lavoratori morti nel 2023. A gennaio 2024 sono morti 45 lavoratori. Dati INAIL. Ci dicono anche che muoiono di più i 65enni e, che il rischio maggiore lo corrono i giovani tra i 15 24 anni. Nel bimestre 2024 sono 91 i lavoratori morti.
Allora il Primo Maggio cosa festeggiamo? Festeggiamo gli omicidi che potevano essere evitati. Festeggiamo i colpevoli che non vengono condannati. Festeggiamo l’ecatombe giornaliera. Festeggiamo la Giornata Mondiale per la Sicurezza sul Lavoro il 28 aprile prossimo con già più di cento “omicidi” sul lavoro nei primi tre mesi dell’anno. Sarà una festa macabra, triste e dolorosa per i familiari vittime di tale barbarie. Dal 2018 gli omicidi sono più di mille ogni anno. Gli infortuni sul lavoro, che chiameremo “tentati omicidi”, i dati INAIL dicono che oscillano tra i 640mila e i 705mila negli ultimi anni. Cifre da capogiro, che colpiscono le famiglie più povere, a morire di lavoro o rimanere offesi dal lavoro, sono gli operai, i contadini, cioè coloro che hanno bisogno di lavorare, anche in condizioni precarie, per far mangiare la famiglia. Infatti la fame si nutri di cadaveri delle vittime con buona pace di tutti i politici che parlano a vuoto senza incidere sul numero delle vittime.
Allora il Primo Maggio non festeggiamo, ma piangiamo i morti sul lavoro, il dolore dei sopravvissuti, ed il grido delle madri che perdono i loro figli vittime di omicidi senza assassini colpevoli o condannati. I lavoratori muoiono i loro assassini bevono champagne e girano in Porche, anche il Primo Maggio.
Claudio Caldarelli – Eligio Scatolini