Totò u curtu è morto

Totò Riina è morto in carcere, in regime di 41bis. È morto e non ha svelato i segreti delle stragi e le connessioni della mafia con la politica. Con lui verranno seppelliti gli “indicibili accordi” tra lo Stato e Cosa Nostra. I segreti della trattativa Stato-mafia e i legami con i politicì di primo piano che hanno governato e forse torneranno a governare il paese. Il boss dei boss aveva mandato molti segnali ricattatori per la politica e forti minacce ai giudici di Palermo, in primis

Nino Di Matteo, impegnato nelle indagini per scoperchiare il viscido putridume che insozza la Sicilia, l’Italia e le persone oneste. Paolo Borsellino diceva “siamo contro la nostra isola, se questa cede l’onore della faccia onesta per fare incetta di tutti i Riina”.

“Ora la mafia cambia la Cupola e gli affari, e rischia altre guerre” dice Roberro Scarpinato, procuratore generale d Palermo che ipotizza diversi scenari. “La morte di un capo assoluto e carismatico come Totò Riina determina certamente un cambio per Cosa Nostra. Ma il cambiamento è determinato anche da altre circostanze: in questi anni è completamente cambiato l’habitat sociale, economico e politico in cui operava la mafia nella Prima Repubblica. La Sicilia è diventata la regione più povera d’Italia, c’è stata una riduzione della spesa pubblica che ha fatto diminuire moltissimo gli appalti, c’è stata la crisi del settore edilizio in cui la mafia costruiva i suoi cartelli, molte imprese ed esercizi commerciali hanno chiuso i battenti. Oggi dunque Cosa Nostra ha dovuto riconvertirsi al traffico degli stupefacenti, al settore del gioco on line e si sta trasformando in qualcosa di diverso”.

Totò Riina, è morto, era il capo della mafia della Prima Repubblica, ora tutto è diverso, anche se era il capo, non aveva la capacità mentale di adattarsi alle nuove condizioni. Ora con l’arresto di tutti i capi di una volta e con la morte di alcuni di essi, rimane il vuoto. La Cupola anomala che si era costituita, era formata da mafiosi che non avevano il ruolo di capo mandamento, ma cercavano di gestire eliminando conflitti e guerre, ma tutti sapevano che finchè era vivo Totò Riina, non si poteva derogare alle regole da lui imposte. In una intercettazione, figure di primo piano della mafia dicono che fino a quando non fossero morti Riina e Provenzano e non fossero venuti meno gli uomini più fedeli, i Bagarella, i Graviano, non sarebbe stata possibile ristrutturare Cosa Nostra alle nuove esigenze. Ora è possibile conferma Scarpinato, o ci sarà l’investitura di un nuovo capo, nella persona di Matteo Messina Denaro, che dovrebbe avere però, un riconoscimeno unanime come erede di Riina, solo allora potrebbe stabilire nuove regole più moderne per Cosa Nostra. Oppure una fase di transizione in cui alcuni mafiosi emergenti potrebbero imporre il loro comando con la violenza. Anche se è possibile una nuova Cupola con un accordo tra i capi attuali.

Riina è morto e si porta nella tomba i segreti sulle stragi del ‘92-’93, sulla trattativa Stato-mafia, sul rapporti con la politica. Lui che è stato protagonista non solo delle stragi più sanguinose ma soprattutto, come diceva Falcone, del “Gioco Grande”. Cioè di quella parte della storia del potere che è stata giocata nel fuoriscena, attraverso stragi e omicidi, ma non nell’interesse della mafia, come l’omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Il Gioco Grande non si può raccontare perchè i documenti sono stati distrutti, come quelli che erano a casa di Riina dopo il suo arresto. Altri, che conoscevano i segreti, sono stati uccisi prima che iniziassero a collaborare.

di Claudio Caldarelli

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