Si al pane, no alle armi
Si al pane, no alle armi. Un accorato grido degli ultimi della terra. Quasi una implorazione. L’urlo di dolore di milioni di persone, donne, bambini, anziani, è un urlo muto che nessuno ascolta. Nessuno sente o fa finta di sentire. Muoiono di fame. In ogni parte del mondo.
Eppure solo quest’anno, due miliardi e mezzo di miliardi, 2,5 trilioni di dollari per armi nel mondo. L’Onu dice che ne basterebbero solo 265 di miliardi per debellare la fame nel mondo. La rivista di geopolitica americana, Foreign Affairs, fornisce i numeri di un affare che non ha fine. Quello delle armi che ammazzano molti e fanno ingrassare pochi. Più armi più ricchezza. Più armi più fame. Più armi più potere. Più armi più morti. Ma questo non preoccupa i governanti del mondo, sia esso occidentale, sia esso orientale. La rincorsa agli armamenti è una rincorsa a cui partecipano tutti. I paesi ricchi e i paesi meno ricchi, sottraendo risorse che potrebbero essere destinate per gli ospedali, le scuole, gli anziani. Ma non è così. Ogni paese Nato, deve destinare il 2% del Pil (prodotto interno lordo) per l’acquisto di armi. Una scelta voluta dall’America, gli USA, che così venderanno le armi che producono ai paesi Nato. Venderanno armi all’Europa. Togliendo ricchezza alle questioni sociali per trasferirla al profitto del sistema del “capitale” che continua ad ingrassare a dismisura sui cadaveri dei bambini di ogni parte del mondo.
Con la guerra in Ucraina, tutti gli alibi sono buoni per aumentare le spese militari tagliando le spese sociali. Il grande riarmo globale, una folle corsa a produrre (USA) e vendere armi. Tutte le nazioni vogliono armi. Tutti comprano, spesso non sanno neanche cosa comprano, ma non importa. Importa solo dire ho acquistato tot miliardi di armi.
Intanto nel mare, decine di barconi affondano. Migliaia di persone fuggono dalla guerra e dalla fame. Nessuno li accoglie. Tutti respingono. Loro, il popolo degli affamati, muore. Affonda. Nessuno sa più chi sono. Migliaia di persone senza nome, giacciono sui fondali del mare. Nessuno, nessun paese europeo li cerca. L’Europa non solo non li cerca, ma non li vuole. Loro, il popolo della fame muore. L’Europa, guarda, senza rimorso. Anzi destina il 2% del Pil per l’acquisto di armi. Miliardi di miliardi. Una spesa folle. Tutto per le armi. Niente per il pane.
Secondo la rivista americana, FP, i 29 paesi europei hanno stanziato 209 miliardi di dollari di fondi per acquisti militari. L’Alto rappresentante UE per la Politica estera e la difesa, Josep Borrell, ha chiesto a tutti i membri dell’Unione di “spendere di più e meglio”. Ma la sicurezza globale dipende dalle armi? Si domanda la rivista americana. Secondo il Foreign Policy, in minima parte e nel breve periodo. Il concetto di sicurezza è molto ampio e non può essere limitato ai casi estremi di conflitto. Esistono emergenze diverse, più pressanti e “certe”, quella climatica, quella sanitaria, quella alimentare, quella per l’acqua. Esiste l’emergenza della Pace, che può essere raggiunta solo con il pane e non con le armi. Riempire gli arsenali significa sottrarre risorse alle grandi questioni che l’umanità dovrà e deve affrontare. Il grido “muto” del popolo degli affamati ci rimbomba nelle orecchie per dirci ancora una volta che la follia del mondo spende 2,5 trilioni di dollari per le armi e non spende 265 miliardi per sconfiggere la fame nel mondo. La follia del capitale compra armi e non compra “pane”.
di Claudio Caldarelli