Fosse Ardeatine

25 luglio 1943: cade il regime fascista.

8 settembre 1943: il governo Badoglio cambia alleanze, l’Italia è in guerra con il nazifascismo.

23 marzo 1944: ore 15,46 inizio dell’attacco di via Rasella.

24 marzo 1944: ore 20,00 la vendetta è compiuta, l’ordine è stato eseguito, come recita il comunicato, emesso dai comandi nazifascisti alle ore 22,45 dello stesso giorno, dell’avvenuta carneficina operata dalla Gestapo, con la fattiva collaborazione degli asserviti fascisti italiani: Pietro Caruso questore di Roma, la, tristemente nota, criminale banda Kock, la PAI (Polizia Africa Italiana), le camicie nere, per fare alcuni esempi.

Un lasso di tempo molto breve, poco più di 28 ore, per individuare 335 esseri umani da macellare, e macellarli. Perché questo hanno fatto: un colpo alla nuca, come animali al mattatoio.

Un tempo così breve da far pensare che i comandi nazifascisti avevano in animo di dare una lezione memorabile, a una “città ribelle e mai domata…”, a un popolo che, seppure stremato dalla fame, dalla repressione violenta e dai bombardamenti, continuava a resistere all’occupante nazifascista, a rendergli la vita il più possibile difficile.  

L’azione di via Rasella era solo l’ultima di una serie, praticamente giornaliera, di azioni di sabotaggio e di disturbo, che l’esercito partigiano aveva compiuto. La più eclatante forse. Un attacco nel cuore della capitale, al centro della città, laddove erano dislocati i comandi nazifascisti. Il popolo romano andava punito in maniera esemplare.

Ricordare quanto accaduto è un dovere verso le vittime dell’orrore, imparare la lezione un imperativo.

Un imperativo che però il popolo italiano non ha recepito, come dimostra il fatto che oggi siamo governati, nuovamente purtroppo, da una coalizione a chiarissima trazione fascista. Con l’aggravante che, questa volta, sono stati eletti. Non sono stati abbastanza, per questo popolo evidentemente senza memoria, vent’anni di tragedie, stragi, distruzioni e oltre 400.000 morti.

Un Paese in ginocchio, coperto di rovine, con un sistema industriale semidistrutto e una società i cui legami antropologici erano stati spezzati dalla guerra civile che l’aveva attraversata orizzontalmente. 

Questa l’eredità del periodo fascista.

La storia non si ripete mai con le stesse identiche modalità, ma come non vedere quel filo nero che collega l’attuale governo al ventennio fascista?

L’attacco alla stampa non consenziente, che richiama la “bonifica libraria” (1938) diretta da Amedeo Tosti funzionario del Minculpop e poi, inspiegabilmente, della Repubblica Italiana, come tanti, troppi, altri criminali fascisti; l’occupazione delle posizioni nevralgiche dello stato, l’uso di terminologie di chiara ispirazione fascista, sono segnali che non vanno sottovalutati. Il tentativo di far dimenticare quanto avvenuto mettendo in evidenza, per esempio, i massacri delle foibe e l’espulsione degli italiani dall’Istria, tralasciando di notare che sono stati la conseguenza di quanto perpetrato precedentemente durante l’occupazione fascista italiana di quei territori. Nulla può giustificare un massacro di popolazione inerme, da chiunque messo in atto, i morti sono morti per tutti, e sono sempre vittime innocenti di avvenimenti più grandi.

Disertare le commemorazioni delle vittime del fascismo, cercare di imporre una riforma elettorale che scardina la costituzione nata dall’antifascismo, sono altri segnali.

Persino la mimica adottata dalla attuale premier si richiama a quella mussoliniana come chiaramente esemplificato dal suo comizio in Spagna in cui dichiara la sua italianità, femminilità e religiosità, roteando la testa e gli occhi quasi a voler fulminare la platea. Anche i luoghi comuni, “è circondata da incapaci”, fanno pensare a quelli relativi al duce del fascismo.

Le vittime delle Ardeatine e gli altri milioni di morti sono il risultato dell’attacco alla democrazia attuato dai regimi nazifascisti europei, la destra estrema che travolse l’Europa e il mondo.

Questo è ciò che bisogna tenere presente, costantemente, per evitare che l’orrore nazifascista, magari in forme apparentemente diverse, si ripresenti. Perché non ci siano altri Matteotti, Gobetti, Gramsci…, e altre Dachau, Auschwitz,.. Fosse Ardeatine…,  da dover ricordare.

Corrado Venti

Print Friendly, PDF & Email