Dieci anni di Folkstudio giovani

Non è un addio, ma un arrivederci. Luigi Grechi, accompagnato da Cisco (Francesco Puglisi) saluta il pubblico dell’Asino che Vola, a Roma, chiudendo la stagione del miglior cantautorato italiano. Visibilmente commosso, racconta del Folkstudio degli anni settanta. Ricorda Daniela, con cui ha condiviso una vita. Ringrazia l’Asino per l’ospitalità e i musicisti che negli anni si sono avvicendati sul palco, poi, annuncia che ci rivedremo venerdì 24 maggio a Fiano Romano, in prima serata presso La Rocketta (All’interno del Parco Richard Martin-Via Umberto Terracini – Fiano Romano.Info e prenotazioni: 329 1613322) con i “Gang” per il primo Folkstudio giovani in provincia. Un evento da non mancare. 

Inizia Nint con una canzone sulla memoria ricordandoci le sofferenze della guerra chiedendoci cosa fa il dolore quando un uomo uccide un uomo, per poi cantarci di come “…navigo a vista penso distratto per stare in mezzo al mondo”.

Poi sale sul palco un gigante della musica partenopea, una voce possente e il suono della chitarra che sembravano due basso compreso. Francesco Forni. Inizia con la malinconia giusta per attirare il pubblico su un percorso senza ostacoli, ma che apre alla riflessione sulle nostre esistenze, nata nel collettivo Angelo Mai. Continua con canzoni in napoletano, “Quanno tu ride…” una storia nella storia, di vicoli e di sogni di vita. Generoso, originale, pronto alle contaminazioni, paroliere, arrangiatore, musicista. Un cantautore poliedrico di altissimo livello, ci regala un pezzo di sonorità flamenca con “Perduto” ma anche la gioia dell’arrembaggio con “Filibustiere” facendoci sentire pirati che si riprendono la vita.

Daniele De Gregori e Lucio Bardi ci commuovono con una canzone stupenda nata da un incipit di Donatella (sorella di Lucio), arrivano le lacrime. Daniele e Lucio con “Al di là dell’inverno” ci conducono oltre i confini precari della vita, fra la calma e la furia.  Sale sul palco anche Lorenzo Lepore, ormai una certezza in grado di attrarre l’attenzione sulla sue sonorità dell’anima. Poi Gaya con “Parole amare” in cui infonde tutta la sua forza e la sua sensibilità, regalandoci una canzone stupenda.

Chiude il concerto il trio di Tiziano Mazzoni, accompagnato da Andrea Marianelli al contrabbasso e da Andrea Libero Cito al violino. Tiziano è un cantautore con la forza della lotta dentro le vene, non si nasconde e non nasconde, è coraggioso e va subito al sodo per farci capire la sua storia. Inizia con una canzone struggente, intensa e penetrante, la canzone per Serrantini, il giovane anarchico entrato vivo in questura e uscito morto “…il cuore di mio figlio rosso, la testa di mio figlio che voi avete ucciso…”. Un trio d’eccezione per una canzone alla memoria, che ci fa alzare il pugno in sintonia con le parole e la voce di Tiziano.

Richiama le bandiere rosse e la nostra libertà sempre meno libertà. La canzone di Tiziano Mazzoni è una schiaffo alle coscienze assopite, alla indifferenza. La canzone di Tiziano apre ferite mai rimarginate per non far dimenticare gli orrori del nazi-fascismo. Tiziano canta. Canta la storia di un bimbo, sopravvissuto alla strage di San Anna di Stazzema. Canta con il cuore in mano e la voce che non nasconde il dolore di ciò che è stato. Racconta storie con le sue canzoni, racconta del poeta Remo Cerini, senza fissa dimora,  a cui è stata dedicata una targa sotto i portici di Pistoia. Racconta, ci commuove, facendoci piangere, di come “…Rita protegge un angelo”.

Una serata troppo breve per raccontare tutta la passione dei cantautori, giovani e meno giovani, che si alternano sul palco dell’Asino che vola, in via Coppi a Roma. L’espressione più creativa e originale del cantautorato nazionale, si raccoglie intorno al Folkstudio giovani di Luigi Grechi, che con la passione di sempre offre il palco ad una generazione di promesse per continuare ciò che aveva iniziato con Daniela, Cisco e tanti altri. Grazie Luigi.

Claudio Caldarelli

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