Per non dimenticare: Annalisa Durante, vittima innocente di camorra

Scriveva Annalisa Durante nel suo diario: “Oggi abbiamo visto i funerali di Claudio in televisione. Abbiamo pianto tanto. Mia madre è sconvolta, dice che è la cosa più orribile perdere un figlio. A me mi è venuto il freddo addosso. Che tragedia. Perché si deve morire così. Non è giusto”.

Sempre nel suo diario appuntava: “Vivo e sono contenta di vivere, anche se la mia vita non è quella che avrei desiderato. Ma so che una parte di me sarà immortale”.

Claudio Taglialatela era uno  studente universitario di Portici che fu ucciso il 9 dicembre 2003 a Napoli, in via Seggio del Popolo a due passi dalla centralissima piazza Duomo. Claudio fu ucciso per essersi opposto a un tentativo di rapina.

Annalisa ne rimase sconvolta, “Perché si deve morire così. Non è giusto”. Queste sue parole sono come un pugno allo stomaco. Annalisa aveva 14 anni era di Napoli come Claudio e come Claudio respirava gli odori, ascoltava i rumori, vedeva ciò che la circondava, Annalisa era permeata dalla realtà quotidiana della sua città, vissuta nel quartiere Forcella, nel cuore del centro storico della città, un quartiere difficile fatto di vicoli e viuzze che si intersecano creando un labirinto dove brulica una umanità a diverse facce dimostrando tutte le contraddizioni e i mille volti di Napoli. 

Annalisa aveva 14 anni, e come tutti gli adolescenti sognava di avere una vita diversa, sognava di trovare la sua strada, amava il ballo e aspirava di partecipare ad uno di quei programmi che ti possono lanciare in una realtà migliore, un talent show.

Annalisa aveva 14 quando fu strappata alla vita. Uccisa dalla bestialità camorrista. Qualcuno disse che si trovava nel posto sbagliato nel momento sbagliato. No, Annalisa era nel posto giusto e nel momento giusto. Era li, nel suo quartiere era nel posto onesto di Forcella. Chi non doveva stare li era l’arroganza camorrista.

Quel giorno, il 27 marzo 2004, i due volti di Napoli, quello di chi prova a vivere con onestà ed è costretto a convivere con la camorra, di chi prova a ribellarsi ad essa, e quello che della camorra ne ha fatto una scelta di vita affascinato dal potere effimero che il camorrista esercita. Potere, fascino maledetto, che fa impugnare una pistola e trasformare in un attimo Forcella nel Far West.

La sera del 27 settembre 2004, Annalisa decise di scendere in strada per trascorrere un po di tempo con sua cugina ed una amichetta. Napoli sembrava tranquilla, Forcella sembrava tranquilla, forse perché al San Paolo (oggi Maradona) giocava il Napoli ma nulla sembrava far volgere al peggio quella serata.

Annalisa, la cugina e l’amichetta parlavano dei loro sogni a poca distanza da casa Durante, poco dopo arrivò un gruppetto di giovani, sembravano la normalità invece quel gruppetto rappresentava un clan di camorra. Nessuno pensava al peggio, nel quartiere si conoscono tutti e gli spazi si condividono eppoi la città sembrava tranquilla, è da poco entrata la primavera e si sente la voglia di uscire la sera. Ma qualcuno aveva deciso altro Una faida tra famiglie camorriste ruppe quella sera la tranquillità di Napoli. Due killer a bordo di scooter irruppero nei vicoli di Forcella sparando all’impazzata con l’obiettivo di colpire quel gruppetto, che invece rispose al fuoco. Nei vicoli di Forcella si scatenò il Far West.

I numerosi proiettili vomitati dalle armi da fuoco cominciarono a fischiare colpendo a caso ogni cosa incontrata nel loro percorso. Ogni cosa senza distinzione, compresa una vita umana, quella di Annalisa il cui corpo, finita la sparatoria, rimase a terra. Colpita al volto da un proiettile, la corsa in ospedale, poi in un’altro, ma fu tutto inutile, troppo gravi i danni al cervello. Annalisa entrò in come e dopo tre giorni morì.

Vittima innocente di camorra, occhi azzurri, chiari e lunghi capelli, un volto grazioso, un sorriso che chiama alla vita e che invece gli è stata strappata dalla violenza e dall’arroganza di chi ha deciso che la criminalità debba regnare in quel quartiere. 

La morte di Annalisa sconvolse Napoli, molte furono le iniziative contro la camorra e tante quelle in memoria di Annalisa per non dimenticare, fatte con coraggio e generosità dalla parte buona della società napoletana, quella che si ribella, quella onesta quella che nel ricordo di Annalisa parla ai ragazzi anche a quelli che hanno imboccato la strada sbagliata ma hanno voglia di riscattarsi.

La famiglia Durante autorizzò l’espianto degli organi, una scelta la loro sofferta ma coraggiosa che ha aiutato ad vivere altre sette persone.  

“Perché si deve morire così. Non è giusto”.

Eligio Scatolini