Impariamo la legalità

Sono passati circa 24 anni da quel 23 maggio1992 in cui c’è stata l’ignobile “strage di Capaci” dove persero la vita Giovanni Falcone (magistrato antimafia),la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della sua scorta. L’uccisione di Falcone è stata decisa da “Cosa nostra”, capeggiata allora dal boss dei corleonesi Salvatore Riina detto Totò, e ad essa parteciparono tra i tanti Giovanni Brusca e Leoluca Bagarella ,cognato dello stesso Riina.

La strage è stata compiuta come rappresaglia alla lotta contro la mafia,l’inasprimento del carcere duro e l’esito del maxi processo,dove sono stati condannati molti boss. Essa è anche intesa come un danno al allora senatore Giulio Andreotti che era tra i papabili nell’ascesa al colle,ma il parlamento preferì Oscar Luigi Scalfaro. Il vergognoso atto criminale inoltre è stato festeggiato dai mafiosi nel carcere dell’Ucciardone,provocando lo sdegno dell’opinione pubblica. Nell’Aprile del 1995 è iniziato il processo per la strage di Capaci,ma solo nel 2000 alcuni tra gli esecutori materiali vennero condannati all’ergastolo.

Questa brutta pagina della storia italiana ci ricorda oggi, che la mafia è ancora potente e pervasiva,dunque bisogna tramandare ai giovani la cultura della legalità a favore della sicurezza dello stato e dei suoi servitori che ogni giorno mettono in palio la propria vita per combattere la criminalità organizzata.
Le mafie da molti anni purtroppo sono penetrate non solo nell’economia del nostro paese(si pensi ad esempio al raket), ma anche nel tessuto socio-politico ed infine nella cultura del nostro paese. Esse vorrebbero influenzare la gente che lo stato è un nemico da combattere,ma che ci si può scendere a compromessi per ottenere leggi a proprio favore e clemenza nelle pene.
Tuttavia in questi loro intenti alcune volte ci sono riuscite, attacandosi come dei parassiti ad un corpo per succhiare il sangue. Quando qualcuno come Giovanni Falcone in nome della legge ha provato a fermarli ha pagato con la propria vita. I recenti fatti ci dimostrano che l’epidemia mafiosa, anche se sui media non se ne parla molto è arrivata ad un aggravamento poco controllabile.
Oggi dunque,ancora di più bisogna ribadire la necessità di una rivoluzione culturale che parta dal basso e del ripristino della questione morale declamata dal presidente del senato Grasso. Tutto ciò al fine di togliere profitti alle mafie ed estirparle dalle istituzioni dove purtroppo con i loro referenti politici hanno messo radici ben salde Occorre allora mantenere sempre alta la bandiera della legalità per consegnare alle nuove generazioni un’Italia diversa e disintossicata dalle scorie mafiose.

di Lucio Altina