Francia: la notte in piedi e lo straripamento reticolare
Al primo annuncio della Loi du Travail, Legge del Lavoro, da parte della Ministra Myriam El Khomri si è immediatamente staccata una slavina di contestazione, presto tramutatasi in una vera e propria valanga sociale su tutto l’esteso territorio francese.
Un ruolo fondamentale lo ha giocato la rete. Già il febbraio, infatti, è apparsa una petizione sul web, promossa dalla ex militante del partito socialista Caroline De Haas. Si è avuto lo straripamento di più un milione di firme nel giro di qualche settimana. Poi è partito l’hashtag #Onvautmieuxqueca (Valiamo più di questo), e lo straripamento si è manifestato in una impressionante serie di video su youtube e altri social che all’improvviso toglieva la maschera all’altra faccia dello stato sociale francese e mostrava la brutalità dello sfruttamento della condizione precaria e giovanile. L’attacco euro-governativo, però, era proprio al cuore del consolidato stato sociale francese. Per questo il web straripamento si è subito propagato ad altri settori sociali, come quello dei trasporti (ferroviari in particolare), insegnanti, impiegati e operai. E dai giovani, dagli studenti a quasi tutte le maggiori sigle sindacali, in primo luogo la Cgt, Confederation General du Travail.
Il web è straripato sulla piazza con la prima decisiva mobilitazione in molte città e con la partecipazione di diverse categorie. La prima piazza è straripata in altre centinaia di manifestazioni, scontri con la polizia, assemblee, concentramenti, blocchi dei trasporti e dei rifornimenti. L’ondata è straripata fino al Ministero del Lavoro, al Matignon, residenza del premier Valls, all’Eliseo sede del Presidente della Repubblica Hollande, determinando una prima sospensione della Loi, il 24 marzo. Dal 31 marzo tutti permanentemente a Place de la Rèpublic a Parigi. La
La Nuit Debout, la notte in piedi, è straripata nel crogiuolo infuocato delle strade e delle piazze dove si sono fuse insieme tutte le precedenti diverse tendenze, dalle più pacifiste a quelle dei cosiddetti casseurs, sfascia-vetrine, ma oggi più che altro sfascia-bancomat, considerato il simbolo della rapina istituzionalizzata ai vertici mondiali del potere che le banche hanno assunto. Il governo francese sta facendo del tutto per dividere il fronte, frammentare e poi disperdere il fronte per ora compatto dell’opposizione. Fino a oggi non c’è riuscito, nonostante prime aperture a una trattativa si siano manifestate.
Il problema, però, è che le categorie cosiddette protette hanno davvero molto da perdere con questa legge, dalle diminuzioni retributive, all’aumento dell’orario, all’abolizione secca di una serie di diritti e normative. I giovani e il precariato, innanzitutto, non hanno proprio niente da perdere, anzi, a mantenere il fronte dello scontro aperto. Oltre le rivendicazioni materiali, la piazza diventa per loro un modo di esprimersi, di manifestare il senso più profondo della loro esistenza, distacco generazionale senza più fondo da una politica, da una cultura, da una società che ha cancellato loro il futuro. “Sogno Generale”, appunto, più che un “Sciopero Generale”. La piazza è il corpo poetico collettivo, il pensiero-futuro nel suo ininterrotto straripamento dentro l’attimo presente. Lo slogan non è più del maggio 1968 “Ce n’est qu’un début, continuons le combat!” – Questo è solo l’inizio, proseguire la lotta –, ma soltanto “Continuons le début”, proseguire l’inizio. L’inizio continua così a straripare nei telefoni mobili, nelle telecamere e nelle macchine fotografiche digitali, formando un’immane onda di immagini che finisce per straripare di nuovo sul web.
Non tanto paradossalmente, e pur con le dovute differenze, la loro immedesimazione esistenzialista con l’agora in rivolta, si riconnette a quelli vissuta dai ragazzi di Piazza Taskim a Istanbul e di Piazza Tahrir al Cairo. Anche lì il web ha giocato un ruolo fondamentale per farli incontrare, conoscere e riconoscere sulla piazza contro il potere – contro ogni potere economico, politico e militare. Non è un caso che una giovane, brillante mente come quella di Giulio Regeni si sia immediatamente identificata con la loro causa e anche – purtroppo – con la sorte atroce del massacro di Stato di molti di loro.
Il web – la lingua di comunicazione globale –non discende verticalmente ma si espande orizzontalmente, in maniera reticolare, circolare appunto. Così gli atti, gli scambi in tempo reale, gli istanti dei moti che ne conseguono. I tratti esistenziali comuni di questi movimenti, allo stato perenne, straripante di débuts, di inizi, mostrano che lo scontro in atto in Francia accomuna ormai tutto il pianeta, perché l’unificazione-omologazione sotto l’egida della tecno-economia non ha più confini geografici, etnici, culturali e politici.
di Riccardo Tavani