Corsa alla disumanità

“In questo tempo in cui assistiamo a una corsa alla disumanità che raggiunge sempre nuovi traguardi, in cui il trionfo della morte a Gaza viene rivendicato dal potere politico che governa lo Stato d’Israele, come un successo, in cui le autorità europee normalizzano la guerra come strumento della politica e istigano il Governo ucraino a proseguire il bagno di sangue che sta svenando due popoli fratelli, la strage dei migranti che si consuma silenziosamente nel Mar Mediterraneo potrebbe apparire poca cosa. Eppure, secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), i morti negli ultimi dieci anni hanno toccato quota 26 mila. Coloro che periscono fra i flutti, a differenza delle vittime di bombardamenti, offrono il vantaggio di morire silenziosamente e di scomparire in quel grande cimitero liquido che è il Mediterraneo, senza bisogno di sepoltura e annunci di gazzetta…” scrive Domenico Gallo, magistrato, già presidente di Corte di Cassazione, su Volere la luna.

I morti aumentano ogni giorno per tutti i giorni dell’anno. Aumentano in guerra, aumentano nelle migrazioni, aumentano sul lavoro, non ultima la strage di Suviana dove sono “morti esplosi” sette lavoratori. Una corsa alla disumanità senza precedenti. Molte di queste stragi, quando avvengono fuori dai nostri mari, non vengono neanche menzionate. Vengono rimosse. Nessuno ne parla o ne scrive. C’è in atto una censura fitta come nebbia che cancella ogni traccia. Nessuno vede, nessuno duole. Ma, alcune volte, anzi spesso, le ONG che operano nel Mediterraneo, lanciano gli allarmi, chiedono, aiuto, inviano SOS, raccolgono migranti, vivi e morti, che poi il governo invia nei porti più lontani, contravvenendo alle leggi secolari del mare. 

Poi ci sono le leggi o le normative o gli accordi, del governo, italiano ed europeo che cercano di esternalizzare le frontiere, cioè darle in appalto a paesi in cui la democrazia è un optional. Infatti si affida il compito di trattenere i migranti a paesi come Libia, Tunisia, Egitto. Lo stesso Egitto del caso Regeni. Oppure alla Libia dove ci sono i lager in cui vengono rinchiusi, malmenati e violentate, donne, bambini e anziani. Tutto a nostra insaputa, o meglio ad insaputa del governo, così si giustificano.

“Il 4 aprile Mare Jonio, ha effettuato un drammatico salvataggio. È stato diffuso un video in cui si vede l’intervento della Motovedetta Fezzan, generosamente donata dall’Italia alla Libia, che cerca di ostacolare il salvataggio aprendo il fuoco contro naufraghi e soccorritori….appena la nave (Mare Jonio) è giunta nel porto di Pozzallo, è stato notificato al comandante e all’armatore il provvedimento di fermo amministrativo e la multa di 10 mila euro, con l’accusa di “aver istigato la fuga dei migranti per sottrarsi alla guardia libica”. La vicenda scoperchia i due filoni più disumani della politica meloniana di gestione dell’immigrazione: tenere il più possibile l’alto mare sgombro di navi di soccorso e di testimoni ( con l’effetto di lasciare perire tra i flutti quelli che non ce la fanno a raggiungere le coste italiane) e affidare alla Libia il lavoro sporco di intercettare i migranti e ricondurli verso i lager da cui sono fuggiti…”

La violenza disumana di questi tempi è in forte aumento grazie al contributo del governo, aumenta la disumanità e i morti, ma non lo dicono.

Claudio Caldarelli

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