Per tutte le donne e gli uomini di buona volontà

In un mondo che vive di ingiustizia, di ricchezza accumulata da ricchi sempre più ricchi, di poveri sempre più poveri, di miliardi di donne ed uomini che non hanno diritti ma solo schiavitù e sfruttamento, di una popolazione come la nostra che impazzisce per un virus che potrà forse causare poche decine di morti ma che non si indigna per i mille caduti annualmente sul lavoro o sulle migliaia di migranti affogati nel Mediterraneo, c’è una voce, una sola, che parla al nostro cuore e alla nostra ragione e ci indica il sogno di una società diversa, più giusta e serena di una umanità solidale di persone libere, uguali e fraterne.

È la voce di Jorge Bergoglio, pontefice della chiesa dei poveri dal 13 marzo 2013, eletto da un conclave di cardinali sconvolti dalle dimissioni di Joseph Ratzinger che ha voluto chiamarsi Francesco per dare alla chiesa lo spirito rivoluzionario del fraticello di Assisi.

E così è stato, in questi sette anni. C’è stata e c’è sicuramente molta determinazione, nelle iniziative di Francesco, un pastore che troppo sovente è stato costretto a riconoscere di non sentire “l’odore delle pecore” in una chiesa che nei secoli è stata istituzione potente tra i potenti del mondo

Assetto curiale, organizzazione finanziaria, autonomia e responsabilità dei pastori, determinazione contro le piaghe interne di pedofilia e di corruzione sono situazioni da lui affrontate, anche se forse non definitivamente sconfitte, nella chiesa cattolica.

La missione del papa venuto dalla lontana Argentina è stata quello di applicare senza esitazioni le scelte del Concilio Vaticano Secondo nella pienezza che fu quella di Giovanni XXIII° che lo volle, di Paolo VI° che lo condusse a termine, di Giovanni Paolo I° che ne colse l’amore e la misericordia. E quindi di superare le riserve e la difesa della chiesa “istituzione” volute da Giovanni Paolo II° e Benedetto XVI°, quella della l’infallibilità “ex cathedra”.

Anche e soprattutto perché l’intervento ha due diverse direzioni:

  • quella per la comunità dei fedeli, in modo da ritrovare l’ispirazione di amore del Cristianesimo delle origini.
  • quella per tutte le donne e gli uomini della terra, che prescinde dalle diverse posizioni religiose o laiche e che sottolinea la necessità di una rivoluzione sociale ed ecologica verso una società mondiale che superi gli attuali fondamenti di egoismo, di profitto, di ingiustizia, per un mondo nuovo, per un nuovo Umanesimo.

È stata cioè la scelta di una piena sinodalità. Perché, lo ha ricordato il card. Bassetti, presidente della C.E.I., in occasione del sinodo dei vescovi del Mediterraneo, la sinodalità può e deve essere la sintesi delle due direzioni di intervento e che ad esempio la maggiore collaborazione con le diverse Chiese del Mediterraneo potrà essere un modo concreto per tentare di risolvere le tragiche questioni che ne opprimono i popoli ad esso affacciati.

Vale la pena di ricordare che iniziative in tal senso furono volute nel passato da Giorgio La Pira, (un sindaco di Firenze molto diverso da quello che da anni imperversa in diverse posizioni sulla scena politica italiana). Già ai tempi della guerra fredda egli convocò a Firenze prima il Convegno per la pace e la civiltà cristiana e poi i Colloqui mediterranei. In essi venne indicato che la guerra era una tragedia inutile e che era necessario prendere atto di un necessario comune destino dei popoli del Mediterraneo accanto ad una altrettanto necessaria fine delle ingiuste colonizzazioni (purtroppo in sostanza ancora esistenti)

Lo ha detto anche Francesco, ricordandoci che “non si può vivere il Vangelo facendo compromessi, altrimenti si finisce con lo spirito del mondo, che punta al dominio degli altri ed è «nemico di Dio»; ma bisogna scegliere la strada del servizio.” E lo ha detto consapevole delle difficoltà che una sparuta ma aggressiva resistenza gli oppone, sempre.

Ci sono stati vari sinodi, ognuno con il carattere della maturità delle conclusioni.

-Quello sulla famiglia, pieno di amore e di misericordia e banalizzato dai conservatori con il problema della comunione ai divorziati.

-Quello sull’Amazzonia, per il quale l’esortazione apostolica “Querida Amazonia” è stata combattuta per le pur prudenti citazioni di possibili necessità (riporto il testo: è possibile, data la scarsità di sacerdoti, che il vescovo affidi ad un diacono o ad una persona non insignita del carattere sacerdotale o ad una comunità di persone una partecipazione nell’esercizio della cura pastorale di una parrocchia). Di esso, non è stata colta la vera grande novità, un cambiamento epocale, quello della possibile creazione di una chiesa cattolica di rito amazzonico.

Ma in particolare, vale la pena di seguire con attenzione il sinodo della chiesa tedesca, che sarà articolato in quattro assemblee, fino al 2021, la prima delle quali si è svolta in gennaio.

La tematica del sinodo, il cui obbiettivo, ha detto il card. Marx, è arrivare a qualcosa che serva all’unità della chiesa, riguarda: 1) “potere e divisione dei poteri nella Chiesa”; 2) vita sacerdotale oggi”; 3) “donne nei servizi e nei ministeri della Chiesa”; 4) amore e sessualità”.

Il sinodo si svolgerà nel rispetto di uno statuto molto severo, per il quale le decisioni prese devono ottenere sia i 2/3 dei voti dell’assemblea, sia i 2/3 dell’episcopato registrato.

Inoltre, per non creare insanabili conflitti con il papato, le decisioni prese non avranno di per sé effetti giuridici.

Ancora, per gli argomenti riguardanti la chiesa universale, gli argomenti avranno il carattere di “voto del sinodo” e come tali saranno inviati alla sede apostolica.

Ovviamente, da parte dei conservatori, il sinodo tedesco è stato bollato come scismatico, al punto che Francesco si è sentito in dovere di inviare un messaggio al “popolo di Dio pellegrino in Germania”, ribadendo il valore fondamentale della sinodalità, peraltro nello spirito di conservare l’unità della chiesa universale.

Naturalmente, il sinodo potrà discutere di temi come il celibato sacerdotale e l’ordinazione sacerdotale delle donne, e le conclusioni avranno comunque solo il carattere di un “voto del sinodo”.

Ma c’è da credere che in qualche modo ci sarà l’auspicio di una chiesa cattolica di rito germanico.

Nella speranza che sia un altro passo verso il mondo nuovo, il nuovo Umanesimo di Francesco, per tutte le religioni, per tutti i valori, per tutte le donne e gli uomini di buona volontà.

di Carlo Faloci

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