La ribellione sociale unico strumento del “che fare?”

Pettegolezzo e demagogia. Populismo e contorsionismo. Veti e controveti. Giravolte e scaricabarili. Tutto l’illecito possibile è possibile e prevale in questo primo scorcio di campagna elettorale. Tutto ci rafforza nella convinzione che non si parlerà della questione sociale e, ancora meno, dei giovani, come mi dice la compagna Santa in ogni occasione. Non si parlerà neanche della crisi della democrazia. Le differenze tra gli schieramenti politici, nelle pratiche di governo, sono così lievi, anzi quasi non ci sono differenze. Infatti tutti gli schieramenti sostenevano il governo Draghi e la sua fantomatica “agenda”. Dicono cose molto simili in tema di sanità, scuola, lavoro, immigrazione e libertà personali e collettive. Hanno governato e governano ancora (fino al 25 settembre)  insieme. Hanno la stessa indifferenza e disinteresse sull’astensionismo che in alcuni casi ha superato il 50%. Come se questa non fosse la prova lampante della crisi della politica e della democrazia.

Il paese reale è lontano anni luce dal paese della politica. Il paese reale, quello dei giovani, cito ancora la compagna Santa, non viene rappresentato da nessuno schieramento, anzi viene lasciato soffocare lentamente dalla precarietà, dallo sfruttamento della paga da fame, meno di tre euro l’ora. Le leggi vengono varate solo con il voto di fiducia. Poi la legge elettorale, fatta dal governo di centro sinistra di Renzi, criticata da tutti, ma da tutti non cambiata in questi cinque anni di governi misti.

I poteri forti condizionano le scelte politiche degli Stati nazionali e dell’Europa, scrive Marco Sansoè. I nuovi grandi profitti delle imprese farmaceutiche, delle industrie dell’energia, delle armi, delle comunicazioni digitali, della logistica, determinano le scelte economiche, che non corrispondono mai agli interessi delle classi subalterne, della classe operaia, delle fasce deboli della società. La guerra in Ucraina favorisce le speculazioni sui prezzi. Così le polemiche elettorali, le schermaglie, i pettegolezzi, nascondono l’incapacità e la mancanza di volontà di operare scelte che rompano quei condizionamenti. Scelte coraggiose che vadano verso politiche di controllo dei prezzi, di redistribuzione della ricchezza, di rafforzamento dei servizi pubblici e investimenti strutturali per creare lavoro, non schiavitù.

Ma questo non accade. Non ci sono scelte coraggiose. Tutti rincorrono la fantomatica “agenda Draghi”. Allora “Che fare?”

Nessuna coalizione elettorale può contrastare le destre e i moderati, solo la ripresa del conflitto sociale può fermare la restaurazione neoliberista e far nascere una prospettiva che sia di “sinistra” ma non di nome, ma di contenuti programmatici. Il 25 settembre ognuno voti come vuole, ognuno cerchi di fermare le destre, o l’agenda Draghi come meglio crede, ma è importante scegliere di occuparsi di ciò che sta accadendo. Importante è scegliere di non delegare ad altri la propria vita, i propri bisogni e le proprie necessità. Molto importante è condizionare, con il conflitto, l’agenda del governo, che ad oggi è l’agenda delle destre e del centrosinistra. Qualsiasi sia il governo, non sarà un governo amico e trovare le forme di conflitto e di lotte efficaci sarà l’elemento unificante di tutte e tutti coloro che credono ancora che un altro mondo è possibile. La ribellione sociale può essere l’unico strumento che abbiamo a disposizione per fare politica.

di Claudio Caldarelli

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