Povertà assoluta
Quasi sei milioni di famiglie in povertà assoluta. Una condizione drammatica. Povertà assoluta significa non avere da mangiare. Significa cercare dentro i cassonetti gli avanzi buttati del nostro spreco. Cercare la frutta nei rifiuti dei mercati.
I dati ISTAT sono allarmanti. Allarmanti e dimenticati. Nessuno ne parla. Il governo fa finta di niente. Non ci sono misure per contrastare la “fame”.
Nel 2023, scrive l’Istat, le famiglie in povertà assoluta sono l’8,5% del totale di quelle residenti (erano 8,2% nel 2022), circa 5,7 milioni di persone.
Ogni volta che l’Istat diffonde i dati delle stime preliminari della povertà assoluta emerge l’iceberg in tutta la sua immensa vastità. Un iceberg che affonda milioni di bambini e anziani.
Sono classificate in assoluta povertà famiglie con una spesa mensile pari o inferiore a una soglia minima corrispondente all’acquisto di un paniere di beni e servizi considerato essenziale a garantire uno standard di vita minimamente accettabile nel contesto di riferimento e a evitare gravi forme di esclusione sociale.
Sono stime, destinate ad aumentare, i dati definitivi si avranno ad ottobre. Ma già il dato provvisorio è drammatico.
In ogni famiglia ci sono disoccupati, anziani non autosufficienti, bambini che hanno bisogno di sostegno e poi le spese sanitarie, sempre più privatizzate. Un costo aggiuntivo a cui le famiglie non sono in grado di far fronte. Tutto concorre ad aumentare il costo della vita, mentre le pensioni sono ferme al palo, il salario medio è basso, il lavoro precario sottopagato è l’unico che aumenta.
Le necessità indotte dalla società dei consumi sono spaventose, creano dipendenze da acquisto a cui le famiglie non possono far fronte. Gli sprechi di cibo per le famiglie ricche sono in aumento. Tutto si butta e niente si recupera. Niente si ripara, tutto si sostituisce. Un mondo alla rovescia dove primeggia l’inutile e il dannoso.
Il consumismo è il male come ripete Papa Francesco, ma nessuno lo ascolta, la società dei consumi inutile è più forte di qualsiasi etica e morale.
Intanto l’Istat lancia l’allarme, pubblica dati catastrofici sulla condizione economica delle famiglie e ci dice che quasi sei milioni di persone non sono in grado di far fronte alle necessità, senza sprechi, quotidiane, cioè, pane, acqua, zucchero, latte, riscaldamento, scuola, trasporti e sanità. Niente di superfluo, tutto necessario. Famiglie a cui è precluso il cinema o il teatro. Una pizza o una gita al mare. Povertà assoluta significa vivere ai margini senza un margine. Significa non avere le stesse opportunità in nessun campo. Povertà assoluta è la condizione di rinuncia alla vita indotta da scelte sbagliate dei governi che si sono succeduti negli ultimi decenni in Italia e in Europa.
Aumenta fortemente la disuguaglianza, scrive l’Istat, facendoci notare di come le scelte economico-finanziarie distruggono lo stato sociale a vantaggio del profitto. La disuguaglianza allarga la forbice in modo equivalente, aumentano i ricchi e aumentano i poveri.
Claudio Caldarelli – Eligio Scatolini