Le operaie e la Regina

E’ ormai risaputo e se ne parla da svariati anni, che le api sono importanti per la sopravvivenza dell’essere umano al punto che se le api morissero, l’essere umano non vivrebbe per più di quattro anni. Per questo, associazioni ambientaliste, apicoltori, esperti del settore e scienziati, hanno iniziato una opera di sensibilizzazione che possa garantire la sopravvivenza di questi insetti a vantaggio di noi umani.

E’ abbastanza evidente che la salvezza dell’uomo, in questo caso, è legata a stretto giro, non alle api stesse ma alle conseguenze della loro esistenza, cioè alla fecondazione che avviene attraverso la loro impollinazione. Fin qui, tutto logico, ma soprattutto scientifico.

Se invece proviamo ad osservare il comportamento della struttura sociale delle api aldilà dei soli bisogni utilitaristici dell’essere umano, ma soffermandoci sugli aspetti relativi al patrimonio civico e democratico che possiedono, potremmo fare delle interessanti scoperte.

Per iniziare si potrebbe dire che nella loro vita politica è sopravvissuta la lungimiranza accompagnata alla progettualità, cioè la capacità di mettere in atto azioni che non prevedono vantaggi immediati. Il loro obiettivo è, infatti, la sopravvivenza che avviene, in estrema sintesi, attraverso la costruzione dell’alveare. Un bene comune.

Non esistono neanche vantaggi individuali, tutto viene compiuto in una ottica collettiva e all’interno di un meccanismo che prevede l’importanza dell’impegno del singolo per il raggiungimento di un obiettivo collettivo. Secondo questo sistema è inevitabile che ogni attività venga svolta con comportamenti improntati all’onestà.

Ogni ape ricopre un ruolo sociale specifico all’interno del quale esiste una crescita di “carriera”, ottenuta però solo grazie all’esperienza e alla capacità e questo ci dimostra che la meritocrazia esiste e che può essere efficacemente applicata.

Fedeli ai nostri schemi umani, l’esistenza dell’ape regina potrebbe ingannarci facendoci assimilare, l’intera struttura, ad una monarchia, ma così non è. Vero che l’ape regina gode del lavoro di innumerevoli api operaie, esploratrici e bottinatrici, che ne garantiscono il benessere e la longevità, ma, seppur regina, non decide nulla. La sciamatura, infatti, viene decisa da chi lavora, da chi ha esperienza, da chi, in ogni istante, opera per il bene comune. La regina dipende dalle decisioni del gruppo e le accetta.

Riepilogando, questo superorganismo ci dimostra la possibilità di funzionamento di un gruppo sociale attraverso l’impegno collettivo, l’onestà, la meritocrazia e la democrazia. Un nucleo all’interno del quale il vero potere decisionale spetta al “popolo”, le api operaie ed operose, ed è facile immaginare come, all’interno di un gruppo dove è naturale vivere secondo queste regole, non esista lo sfruttamento e la frustrazione del lavoro. Ognuno è importante per quello che fa e per quello che trasmette, concetto che, per assonanza, ci ricorda il famoso “da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni” di Marxiana memoria.

In sintesi nella struttura sociale delle api non esiste il nepotismo, non esistono le raccomandazioni, non esiste l’arroganza, non esiste la corruzione, non si comprano voti, non esistono i caporali sul lavoro ed è sin troppo facile immaginare che ognuno di questi piccoli insetti, lavori felice nel proprio ambito senza dover mai, mai, morire di lavoro. Si muore si, ma alla fine del proprio ciclo biologico.

E’ lecito a questo punto chiedersi se l’essere umano morirà prima per la scomparsa delle api o per la perseveranza di modelli politici e sociali inquinati e inquinanti e da oggi, di fronte ad una piccola ape, iniziamo a chinare il capo in segno di rispetto.

Lucia Salfa

Print Friendly, PDF & Email