Natale De Grazia: l’investigatore delle navi a perdere

patriziaIl 19 dicembre del 1956 a Catona, in provincia di Reggio Calabria, nacque un bambino che, crescendo, sarebbe diventato un capitano di corvetta, abile nel suo lavoro e dotato di acume investigativo. Dopo aver conseguito il titolo di capitano di lungo corso nel 1981, il giovane Natale De Grazia proseguì la sua carriera fino a quando fu destinato, dal 1993, al Compartimento di Reggio Calabria. Gli incarichi a lui assegnati furono diversi, tra questi Sicurezza navigazione, responsabile dati statistici, Antinquinamento. E’ in questo periodo che crebbe la sua collaborazione con la procura di Reggio Calabria che, sulla base di segnalazioni ricevute, stava indagando sul traffico di rifiuti tossici e radioattivi.
Il 13 dicembre del 1995, mentre si stava recando da Reggio Calabria a La Spezia per raccogliere altri elementi sugli affondamenti di navi nel bacino del mediterraneo, dopo una sosta in una zona di servizio per consumare una rapida cena, Natale De Grazia cadde in uno stato comatoso e, nonostante i tentativi dei suoi compagni di viaggio, Moschitta e Francaviglia, morì all’età di soli trentotto anni.
La sua morte fu seguita da un esame autoptico che si concluse con la dichiarazione di “morte improvvisa per arresto cardio circolatorio”. Un secondo esame, volto all’accertamento delle reali cause della improvvisa fine, fu assegnato e ripetuto dallo stesso medico le cui conclusioni si volevano verificare. A distanza di anni si discusse sulle conclusioni a cui era giunta la perizia, contestandosene l’esito ma senza più la reale possibilità di compiere la verifica.
Natale De Grazia era un militare sottoposto a frequenti controlli medici, che godeva di perfetta salute ed era sicuramente un uomo scomodo per le indagini che stava conducendo sugli affondamenti delle navi e per i collegamenti che, a quanto pare, nel corso delle sue indagini aveva trovato tra traffici di scorie radioattive, armi e anche l’uccisione di Ilaria Alpi. La sua era una di quelle intelligenze che dava fastidio, in quanto non addomesticabile. Nella sua morte improvvisa, sicuramente, si può sentire un forte respiro di sollievo di tutti coloro i quali avevano avuto motivo per temerne le azioni e la mente. Morì al momento giusto, infatti, con la sua fine le indagini sulla navi affondate subirono un improvviso, definitivo arresto.
La morte del capitano De Grazia si deve inquadrare in un contesto che copre l’arco di diversi anni. E’ infatti già dagli anni ’80 che alcune navi sono affondate di fronte alle coste calabresi, risultando gli inabissamenti come incidenti. Dubbi sono sorti sul materiale trasportato da quelle navi e sugli incidenti, perché, a volte, calate a picco in mancanza assoluta di marosi o tempeste. I dubbi sollevati trovarono anche una conferma nelle parole del collaboratore di giustizia Francesco Fonti, che in un’intervista rilasciata a L’Espresso, parlò anche della necessaria connivenza delle istituzioni e della politica affinché potesse trovare realizzazione il traffico di scorie e rifiuti, a quanto pare trasportati su quei cargo destinati all’affondamento. Nonostante le rivelazioni e, in particolare, la ricerca di una delle navi inabissate (il relitto di Cetraro) ancora oggi il mistero delle navi colme di rifiuti tossici e radioattivi non ha trovato una soluzione e sulla morte di Natale De Grazia è sceso un silenzio difficile da squarciare.

di Patrizia Vindigni

Print Friendly, PDF & Email