Lorenzo Panepinto, l’uomo del popolo

“Lu sidici di maju a prima sira | lu tempu scuru e luna nun cci nn’era […] E per avere il popolo aiutato | don Lorenzo finì ammazzato”. Recitano così la prima e l’ultima strofa della “Storia per la morte di Lorenzo Pinto”. Un canto semplice, umile, in dialetto. Un canto che tutto il popolo intonò la sera dei funerali di Lorenzo, insegnante, politico, artista, giornalista ma soprattutto uomo del popolo.
Nasce a Santo Stefano Quisquina, in provincia di Agrigento, e viaggia tantissimo. Prima si trasferisce a Napoli, poi in America. Ogni volta che torna nella sua Sicilia fa qualcosa per cambiarla. Quando rientra dalla Campania infatti fonda il Fascio di Santo Stefano Quisquina, uno dei tanti movimenti agrari di massa di ispirazione democratica e socialista che nascono nell’isola alla fine dell’Ottocento.
Il Fascio viene subito sciolto, Panepinto viene addirittura licenziato dal ruolo di maestro elementare per rappresaglia politica. Agli inizi del 900, insieme ad altri dirigenti come Bernardino Verro e Nicola Alongi, arriva alla svolta decisiva. Per difendere i lavoratori e i loro interessi insieme capiscono che devono puntare agli intermediari, ai gabellotti dei grandi possedimenti terrieri. È questo il primo nucleo mafioso d’Italia, criminali al servizio dei potenti, che ne controllano gli averi e gli introiti, guadagnando sulle spalle dei ceti più umili. Insieme a centinaia di lavoratori, Panepinto organizza i braccianti in una Lega e ottiene la prima fittanza collettiva di un ex feudo.
Oggi come allora sono interessi forti. Chi si mette di traverso va eliminato. Lorenzo Panepinto sarà uno dei primi, aprendo la strada agli altri suoi colleghi: Verro morirà nel 1915, Alongi nel 1920. La sera del 16 maggio infatti, mentre sta tornando a casa, stranamente le luci dell’illuminazione pubblica sono spente. Un guasto, secondo molti. Ma non è una casualità quella, i lampioni sono spenti per favorire i sicari che lo aspettano davanti casa. Due colpi di fucile al petto lo stesero a terra. A rincorrere i due assassini, scappati tra la folla, ci andrà solo una persona. È la prostituta del paese, che riesce a strappargli la benda che copriva il volto di uno dei due, per vedere chi fosse.
Pochi giorni dopo sparì anche lei, nessuno si preoccupò di indagare.

di Lamberto Rinaldi

Print Friendly, PDF & Email