La classe operaia va in paradiso

Il ceto medio e la classe operaia non esistono più. Questa è, perlomeno, l’opinione che emerge dal Rapporto Annuale 2017 dell’Istat sulla situazione del paese. L’istituto propone, infatti, una nuova classificazione, inscrivendo le famiglie italiane in nove categorie sociali.

Il tentativo, in realtà, ha già ricevuto molte critiche da esperti del campo sociologico. Le perplessità si sono rivolte al valore della classificazione e alla sua debolezza concettuale. Ma, teoria a parte, l’idea dell’istituto di ricerca si basa su un dato di realtà, ovvero quello di una evidente complessità sociale, che è molto maggiore di quanto non lo fosse in passato.
La frammentazione dei contratti di lavoro ha condotto ad una altrettanto frammentata divisione sociale. Questa aumentata complessità elimina i confini tra le classi, e fa si che sia la borghesia e il proletariato abbiano al loro interno caratteristiche, di reddito e di relazione lavorativa, sempre meno riconoscibili in assoluto.

Se questi cambiamenti possono rappresentare dei fattori di fluidità, in cima alla piramide sociale la situazione è estremamente più rigida. L’ascensore sociale è rimasto bloccato, e la condizione dei genitori influenza pesantemente le opportunità dei figli, in maniera sia negativa che positiva. Per il ceto medio, in difficoltà da anni, è difficile poter ambire alla scalata sociale. Ciò, in termini generali, riflette l’aspetto che più viene sottolineato nel Rapporto: la crescente disuguaglianza di reddito. I posti dirigenziali si cristallizzano e diventano spesso irraggiungibili per chi parte dal basso.
Il fenomeno della forbice sociale che va allargandosi non riguarda solo l’Italia, ma coinvolge quasi tutti i paesi occidentali. E, oltre i dati reali, colpisce anche la percezione delle persone. Sempre più scoraggiati, gli stessi italiani che si consideravano appartenenti alla classe borghese, oggi si vedono tra i ceti popolari.
Oltre che sconfortata, l’istituto disegna un immagine di un Italia anziana. Questo si evince anche dal fatto che sempre più spesso il soggetto determinante nella famiglia è un pensionato, che può contare su diritti e tutele che non valgono più per le nuove generazioni.

L’idea molto novecentesca di lotta di classe e di separazione sociale netta è oggi sbiadita. L’immagine delle masse di operai che marciavano granitiche sembra quasi antica. E non è un caso se contemporaneamente a questa situazione, anche i sindacati e la sinistra hanno subito una calo di consensi e un crisi identitaria. Non più in grado di interpretare una tale confusione, non sono più stati in grado di esprimere una voce in rappresentanza delle classi cosiddette popolari.

di Pierfrancesco Zinilli

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