Roma: Piazza Vittorio e la formula della pietra filosofale
La formula dalla pietra filosofale che trasforma i sassi in oro è incisa sugli stipiti e sull’architrave della porta magica a testimonianza di riti esoterici e punto di ritrovo di maghi e alchimisti.
Roma è capitale anche delle curiosità, capitale dei misteri e delle leggende.
Pochi conoscono quella della porta magica a piazza Vittorio Emanuele, piazza resa popolare per il suo mercato, ora non c’è più, dove grida e urla dei venditori si mescolavano agli odori di frutta e verdura. A piazza Vittorio ci sono i resti di una porta misteriosa. A prima vista un portale di scarso interesse ma ricco di storia. Suscita un’attrazione misteriosa che deriva dall’incognito e dal segreto in cui è avvolta la sua origine, legata a maghi, alchimisli e scienziati.
Chi ha voluto questo portale? Cosa ci vuole dire? Perché incidere sugli stipiti sull’architrave e sulla soglia simboli e frasi in latino ed ebraico, senza apparente significato?
Un marchese Massimiliano Palombara la fece costruire nella sua villa situata nell’area di piazza Vittorio nel 1653. Residenza che fu sacrificata dai piemontesi all’urbanistica. A fine ottocento lasciò il posto alla piazza. Rimase solo la porta forse per il mistero e la curiosità che destava.
La leggenda vuole che un pellegrino ospitato dal marchese per alcuni giorni, avesse giurato di saper trasformare la pietra in oro. Compiere la “Grande opera“ in cui tanti si erano cimentati e in tanti avevano fallito. Ci riuscì, ma fece anche perdere le sue tracce. Sparì con il suo segreto. Si dileguò lasciando una manciata di pepite e un foglio con le formule magiche da lui usate.
Il marchese da quel momento cercò di interpretare ciò che il pellegrino aveva lasciato scritto ma senza ottenere alcun risultato. Chiamo alla sua corte alchimisti, maghi, studiosi esoterici, con lo scopo di far decifrare loro la formula per trasformare la pietra in oro.
Il tentativo continuò per anni con enorme dispendio di moneta. Deluso e amareggiato dagli scarsi risultati decise di mettere a disposizione dell’urbe la formula, incidendo i simboli e le scritte su gli stipiti e sull’architrave di una porta. Avvicinandosi e sfiorando i sui basamenti si respira un’aria misteriosa e un po’ sinistra.
ll mistero é reso più forte dalle due statue poste ai lati a montare di guardia ad un punto di passaggio verso l’ignoto. Esse raffigurano due Bes, semi divinità egizie trovate durante alcuni
scavi presso il Quirinale nel1888.
Negli anni questo portale ha subito numerosi atti vandalici, come l’asportazione del “segno di Venere”. Per anni luogo di culto e rito esoterico punto di ritrovo di seguaci di sette varie è stata spostata e posizionata in un’area. Una copia della porta è conservata presso il museo di Storia dell’arte sanitaria di Roma. Ma cosa significhino quelle incisioni e cosa vogliano rappresentare, è ancora un mistero.
Sopra l’architrave è raffigurato un globo, si nota in rilievo il simbolo dell’oro filosofico, un cerchio con un punto nel mezzo, che rappresenta le tre sostanze fondamentali, zolfo (spirito), mercurio (anima) e sale (corpo), necessarie all’opera di trasformazione.
La traduzione delle incisioni sul frontone dice, “ tre cose sono mirabili: Dio e uomo, madre e vergine, trino e uno”; “il centro nel trigono del centro”; “Lo spirito di Dio”.
Mentre sull’architrave c’è scritto, “il drago delle Esperidi custodisce l’ingresso del giardino magico e senza Alcide (Ercole) Giasone non avrebbe gustato le delizie della Colchide”.
Sugli stipiti sotto i vari simboli astronomici, ci sono delle iscrizioni. Sotto Saturno, c’è scritto “quando nella tua dimora i negri corvi partoriranno le bianche colombe, allora sarai chiamato sapiente”.
Sotto quello di Marte… “chi sa bruciare con l’acqua e lavare col fuoco fa della terra un cielo e del cielo una terra preziosa”.
Mercurio… ” l’aria e il fuoco purificando Latona, apparirà Diana senza veste”.
Giove… “il diametro della sfera, il tau del cerchio e la croce dell’orbita non giovano agli orbi”.
Venere… “ se farai volare la terra al di sopra della tua testa, con le sue ali muterai in pietra le acque dei torrenti”.
Sotto il simbolo del Sole… “il nostro figlio morto vive, ritorna come un re dal fuoco e gode di un
matrimonio occulto”.
Sulla soglia vi è inciso, “è opera occulta del vero sapiente aprire la terra perché germini la salvezza per il popolo”.
La scritta “si sedes non is”, afferma, “se siedi non vai” ma leggendo da destra a sinistra può significare, anche “se non siedi vai”.
Il marchese Massimiliano Palombara, sicuramente ha trascorso notti insonni, meditando, studiando e cercando di mettere insieme i tasselli di un rompicapo mai risolto. A distanza di anni è ancora il desiderio più antico dell’uomo, cioè quello di trasformare in oro la volgare pietra. Per i novelli re Mida è d’obbligo una gita a piazza Vittorio dove li attende la porta magica e l’enigma della pietra filosofale.
di Antonella Virgilio