Nessun legame tra ONG e trafficanti, la Procura archivia le indagini
Si è finalmente chiusa una delle vicende giudiziarie più dibattute e controverse degli ultimi tempi. Dopo un anno dall’apertura, la Procura di Palermo ha chiesto l’archiviazione delle indagini sui presunti legami tra le ONG che operano nel Mediterraneo e i trafficanti che organizzano le traversate dei migranti. La questione si conclude ma solo dal punto di vista legale. Continua nonostante la chiusura del procedimento penale, il processo mediatico contro le ONG. Già all’apertura del fascicolo, nel maggio del 2017, l’indagine si trasformo subito in una condanna.
Dai “taxi del mare” alle “navi pirata”. Un anno di accuse diffusesi a macchia d’olio. Una vera e proprio campagna di criminalizzazione. L’attività investigativa era nata dopo che, in seguito al salvataggio di alcune imbarcazioni cariche di migranti, erano emersi sospetti che ci fosse una connessione tra l’equipaggio che era intervenuto nelle operazioni di soccorso a bordo delle navi delle ONG e i trafficanti libici. La notizia ebbe un’eco mediatica enorme e fu prontamente cavalcata da molti esponenti politici.
Finalmente, è emerso dall’attività investigativa come non esistano elementi probatori a conferma di questi presunti legami.
“Alla luce delle indagini svolte, non è stata raggiunta la prova della sussistenza dei predetti elementi tali da dimostrare in concreto l’esistenza di alcun vincolo associativo addebitabile ai soggetti facenti parte della ONG ‘Sea Watch’ né tantomeno un loro legame con i trafficanti libici operanti dalle aree di partenza dei migranti”. Queste le parole della Procura all’interno della richiesta di archiviazione.
Nello stesso documento si fa riferimento anche ad una altra vicenda, quella della nave di Open Arms. La nave, ormeggiata nel porto di Pozzallo, era stata posta sotto sequestro lo scorso marzo dalla Procura di Catania, guidata dal procuratore Carmelo Zuccaro. I due casi sono effettivamente sovrapponibili. L’accusa, anche in quell’occasione, era di associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina. Il G.I.P. di Ragusa, e poi il Tribunale per il Riesame, aveva rigettato la richiesta di sequestro della nave.
Ma la Procura va anche oltre. Non solo nega ogni legame tra le Ong e i trafficanti, ma valuta assolutamente corretta e conforme con le leggi internazionali e nazionali la condotta delle Ong. Giudica il fatto che l’imbarcazione della ‘Sea Watch’abbia deciso di sbarcare in Italia “conseguenza logica” dei principi giuridici. Sottolinea, poi, come “non vi siano acque SAR libiche ufficialmente riconosciute”. Continua affermando che “i richiedenti asilo soccorsi in mare dovrebbero sempre essere ammessi, almeno con misure provvisorie. Gli Stati dovrebbero contribuire a facilitare il loro sbarco, agendo con i principi di solidarietà internazionale”.
di Pierfrancesco Zinilli