AMORE, INGENUITÀ, POESIA, SOGNO…

Teatro Out Off, in collaborazione con

Teatro Palladium, Roma 3 Università degli studi

Con il contributo di NEXT2018- Regione Lombardia

AMORE, INGENUITÀ, POESIA, SOGNO…

(SILLABARI)

di Goffredo Parise

con EDOARDO SIRAVO e STEFANIA BARCA

 11 e 12 Gennaio ore 20.30, 13 Gennaio ore 18.00

Teatro Palladium

Piazza Bartolomeo Romano, 8

Ideazione e progetto Roberto Traverso e Lorenzo Loris

Regia Lorenzo Loris

Con Edoardo Siravo

e con Monica Bonomi, Stefania Barca

Scena Daniela Gardinazzi, costumi Nicoletta Ceccolini

Luci Alessandro Tinelli

Interventi video Lorenzo Fassina

Collaborazione ai movimenti Barbara Geiger

 

«Un giorno, nella piazza sotto casa, su una panchina, vedo un bimbo con un sillabario. Sbircio e leggo: l’erba è verde. Mi parve una frase molto bella e poetica nella sua semplicità ma anche nella sua logica. C’era la vita in quell’erba è verde, l’essenzialità della vita e anche della poesia […] poiché vedevo intorno a me molti adulti ridotti a bambini, pensai che essi avevano scordato che l’erba è verde, che i sentimenti dell’uomo sono eterni e che le ideologie passano. Gli uomini d’oggi secondo me hanno più bisogno di sentimenti che di ideologie. Ecco la ragione intima del sillabario»

Goffredo Parise

I “sillabari”sono cinquantaquattro brevi racconti considerati il vero capolavoro di Goffredo Parise. Sono piccole storie di gente comune che diventano una riflessione sull’esistenza, poesie in prosa sui sentimenti da cui emerge una sorta di riscoperta dei valori più autentici. Nel progetto iniziale avrebbero dovuto arrivare fino alla Z, ma invece si fermarono alla S.

Nell’introduzione alla pubblicazione Parise scrive:«Nella vita gli uomini fanno dei programmi perché sanno che, una volta scomparso l’autore, essi possono essere continuati da altri. In poesia è impossibile, non ci sono eredi. Così è toccato a me con questo libro: 12 anni fa giurai a me stesso, preso dalla mano della poesia, di scrivere tanti racconti sui sentimenti umani, così labili, partendo dalla A e arrivando alla Z.  Sono poesie in prosa. Ma alla S, nonostante i programmi, la poesia mi ha abbandonato. E a questa lettera ho dovuto fermarmi. La poesia va e viene, vive e muore quando vuole lei, non quando vogliamo noi e non ha discendenti. Mi dispiace ma è così. Un poco come la vita, soprattutto come l’amore».

Goffredo Parise, gennaio 1982

I “Sillabari” vennero scritti da Parise tra il 1972 e il 1982 in piena contestazione ideologica.

L’Italia che lui amava in modo profondo era stata cancellata nei suoi aspetti politici, culturali, linguistici, ma anche paesaggistici e agricoli.

Sono gli anni in cui la letteratura e l’arte si interrogano sul loro ruolo, gli anni dello sperimentalismo e Parise polemizzò aspramente con i maggiori critici del momento per l’uso che le nuove correnti letterarie facevano di un linguaggio spesso oscuro, mentre lui sentiva l’esigenza di utilizzare “parole semplici” senza tuttavia rinunciare a spiegare concetti difficili.

Leggendo e rileggendo il complesso dei racconti riuniti nei due volumi dei “Sillabari” mi rendevo conto di essere di fronte a un vero e proprio romanzo autobiografico dove ogni sentimento era il pretesto per attingere alla memoria e rievocare paesaggi, persone conosciute e sensazioni provate. I personaggi stessi, le situazioni ricorrenti, le tematiche disegnano un andamento che assomiglia molto alla casualità della vita che attraverso il riflesso dei luoghi e degli incontri ci svela piano piano noi stessi.

L’ordine alfabetico nei “Sillabari” non ha una relazione stretta con il contenuto, ma il titolo ci orienta a dare un ambito di riflessione e alla fine, al centro di tutto il lavoro, ritroviamo sempre le tematiche di Parise (la malinconia, la solitudine, la morte) che dal suo primo romanzo, “Il ragazzo morto e le comete”, scritto 40 anni prima, si ricongiungono idealmente a questi racconti, chiudendo il cerchio di tutta la sua produzione letteraria.

Il tema del tempo che passa e non ritorna è uno dei filoni principali che abbiamo seguito rompendo le griglie dei racconti per tornare al materiale magmatico da cui lo scrittore era partito.  Oggetto delle osservazioni di Parise sono il tempo atmosferico che mutando influenza i cambiamenti dell’animo umano, ma anche l’attimo che fugge, il tic tac dell’orologio che ci permette di avvertire il fluire del tempo. All’interno di questo solco lo sguardo malinconico di Parise sulla vita, le cose, le persone originato da una frattura insanabile tra la realtà e la fantasia. Questa malinconia durerà tutta la vita e costituisce il fondamento della tematica dello scrittore.

L’altro solco che attraversa i racconti è quello della solitudine vissuta intimamente e della famiglia, la cui mancanza è sofferta tutta la vita e il cui calore Parise ritrova in alcuni incontri e amicizie nei luoghi della sua infanzia.

Infine, passando attraverso l’illusione dell’amore ad attenderlo c’è il pensiero della morte, covato a lungo negli ultimi anni di malattia ma anticipato dai primi segnali di vecchiaia e accentuato dal passaggio ineluttabile del tempo.

Attraverso queste linee abbiamo posto al centro lo scrittore in una sorta di dialogo/confronto con se stesso nell’atto della scrittura dove i personaggi dei racconti gli fanno da specchio confrontandosi con la sua pigrizia, il suo ozio, il suo essere ostinatamente contro i tempi che cambiano, rivolto a un mondo che non c’è più e che non può più tornare.

La polemica che scoppiò alla pubblicazione dei “Sillabari” per cui alcuni scrittori e intellettuali tacciarono Parise di essere disimpegnato e di pensare ai “sentimenti” invece di occuparsi dei problemi del mondo, può essere utile a comprendere l’uomo e lo scrittore che avversava sia le ideologie politiche che quelle legate alla moda e al consumismo sentendo invece l’urgenza della riscoperta dei sentimenti e della semplicità.

Parise fu certamente una persona fuori dagli schemi, indipendente ed estremo nella sua ricerca della verità attraverso i viaggi, il giornalismo, la scrittura e la vita stessa. L’osservazione attenta e minuziosa dei paesaggi, dei silenzi, delle voci, degli sguardi, delle emozioni per Parise è essenziale proprio perché nella contraddittorietà della vita delle persone può nascondersi il senso ultimo dell’esistenza.

Roberto Traverso

 

NOTE DI REGIA

Uno scrittore che usa la lingua come strumento per comunicare sentimenti, le opinioni, i valori che sono alla radice della propria esistenza…

Che inventa a 18 anni un romanzo come il “Ragazzo morto e le comete”, così ardito e innovativo dal punto di vista della forma e della struttura letteraria…

Che si tuffa nella vita fino all’ultimo respiro diventando inviato di guerra e giornalista del maggiore quotidiano del tempo …

Che fa della scrittura la ragione di vita e il mezzo di sostentamento … Vivere e scrivere, scrivere e vivere.

Che ogni volta rinnova il proprio stile, passando dall’ermetismo visionario de “Il ragazzo e le comete” all’apertura linguistica che incontra il gusto popolare del grande pubblico con “Il prete bello”, all’allegoria politica dell’originalissimo “Il padrone”, alla violenta e spietata analisi de “L’odore del sangue” e infine all’asciuttezza estrema dei “Sillabari” dove poesia e prosa si compenetrano magicamente come in una fiaba per adulti.

Ecco: condensare tutto ciò e farne un resoconto, una sintesi di vita letteraria e vita vissuta che attraversa l’ultima giornata di un uomo irrimediabilmente malato che per la prima volta si guarda allo specchio e, quello stesso giorno, avverte di essere alla fine…questo è stato l’obiettivo che ci siamo dati portando in scena la lingua e la scrittura di Parise.

Ci siamo addentrati nelle profondità dei Sillabari, andando a scandagliare gran parte del mondo sommerso e nascosto dietro le parole.

Abbiamo tenuto come guida il racconto “Età” e su questa innestato frammenti di: Donna, Amore, Famiglia, Sesso, Pazienza, Primavera, Noia, Povertà, Antipatia e altri episodi e brani di romanzi o articoli e saggi.

Nella nostra trasposizione la storia si svolge in una sola giornata in cui la neve, che Parise tanto amava, cade incessantemente e si fa sempre più fitta, fino a sommergere il protagonista e coprirlo interamente trasformandolo in un pupazzo, in un fantoccio, costretto a confrontarsi, nel momento del trapasso, con la parte più oscura della propria coscienza, mentre interroga se stesso con le sue ultime battute:

“Mi sono illuso di poter scovare nei miei simili qualche motivo di novità, di imprevedibilità, di mistero, come nei romanzi gialli”

“Ma poi si finisce sempre per rimanere soli?”

“No! Non è vero…Qualcosa rimane, un certo stile nelle persone, e il candore, quello sì mi colpisce e allora non mi annoio, ma è una cosa rara, come un lampo, e il candore dei bambini…dura poco.”

Lorenzo Loris

Goffredo Parise è stato uno degli scrittori più influenti e riconosciuti dell’Italia del Novecento.

Nel 1955, un anno dopo la pubblicazione del suo romanzo Il Prete Bello, inizia la collaborazione, durata quasi trent’anni, di Parise col Corriere della Sera. L’autore ha portato avanti la sua carriera da scrittore parallelamente a quella da autore di romanzi per molti anni, divenendo largamente apprezzato in territorio nazionale.

Ha raccontato Parigi con un reportage in quindici puntate, la Cina, l’orribile guerra del Biafra, il colpo di stato in Cile. Ha toccato con mano numerose realtà tra loro opposte, conosciuto persone e culture di ogni tipo, addentrandosi in tutte le varie sfumature del genere umano, per potercelo poi raccontare a modo suo. Forse è proprio da queste numerose esperienze in giro per il mondo e dalla conoscenza critica della realtà che ne consegue che nascono I Sillabari, il suo vero capolavoro, la chiusura del cerchio che racchiude tutta la sua carriera.

Stefania Barca

Impersonando evocazioni di antichi e malinconici amori senza lieto fine, Stefania Barca è in scena al Teatro Palladium di Roma con uno spettacolo intimo e profondo che racconta l’ultima giornata di un uomo irrimediabilmente malato che per la prima volta si guarda allo specchio e, quello stesso giorno, avverte di essere alla fine. Ripercorrendo tutta la sua vita l’autore, interpretato da Edoardo Siravo, ricorda due donne importanti della sua vita. A loro Parise dedica due sillabari: Amore e Donna.

Oltre a dare voce a queste donne, Stefania Barca sarà assieme all’attrice Monica Bonomi, una sorta di grillo parlante a fare da contraltare ai pensieri dello scrittore giunto alla resa dei conti con la sua esistenza.

Stefania Barca. Nasce a Roma, si diploma alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano. Lavora ne Il Mercante di Veneziacon Alberto Lionello, La Fastidiosadi Brusati con Giorgio Albertazzi, Uno Nessuno e Centomilacon Flavio Bucci. Ha interpretato molti ruoli in fiction televisive come “Don Matteo”, “Provaci ancora Prof”, “Incantesimo” ed “Un posto al sole” e in diversi lavori cinematografici, tra gli ultimi La Grande Bellezza. Lo scorso anno ha rappresentato Anna Freud: un desiderio insaziabile di vacanzedi Roberta Calandra per la regia di Edoardo Siravo.

Edoardo Siravo

Interprete della voce dell’autore e protagonista di Età, racconto tratto da I Sillabari, Edoardo Siravo è in scena con uno spettacolo intimo e profondo che racconta una sintesi di vita, letteraria e vissuta, che attraversa l’ultima giornata di un uomo irrimediabilmente malato che per la prima volta si guarda allo specchio e, quello stesso giorno, avverte di essere alla fine.

Lo scrittore, in una sorta di dialogo/confronto con se stesso, dà vita ai personaggi dei suoi racconti che lo costringeranno a misurarsi con la propria pigrizia, il suo ozio, il suo essere ostinatamente contro i tempi che cambiano, rivolto a un mondo che non c’è più e che non può più tornare.

Edoardo Siravo. Attore, regista e doppiatore. Ha recitato nelle compagnie teatrali più rilevanti con più di 150 spettacoli al suo attivo. È stato protagonista in varie serie televisive tra cui Vivere e Distretto di polizia.Ha vinto il Premio Flaiano per il cinema come Miglior Attore nel 2016.Come doppiatore è stato la voce di Gerard Depardieu, Jeremy Irons, Kevin Costner, John Goodman e molti altri. È stato direttore artistico di numerose compagnie e della Fondazione Teatro Savoia di Campobasso (ente pubblico). È attualmente Presidente del Teatro dei Due Mari con sede al Teatro Romano di Tindari (ME). Ha al suo attivo numerosi audiolibri tra cui ricordiamo alcuni di Terzani e di Sepulveda editi da Salani.

 

Biglietti
Intero: 18 €, Ridotto: 12 €, Studenti: 8 €
Carnet 15 ingressi: 200 € (ridotto studenti 75 €)

Info e Prenotazioni
biglietteria.palladium@uniroma3.it
tel. 350 0119692 (orario 11,00-13,00 / 16,00 – 20,00)
Il botteghino apre due ore prima dello spettacolo.

 

Ufficio StampaCompagnia: Elisa Fantinel elisafantinel@yahoo.it– 3358160566 – www.elisafantinel.it

 

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