Nie, la donna che diede vita al Dazibao, il giornale murale

In cinese, la parola Dazibao significa letteralmente giornale (murale) a grandi caratteri. Scritti rigorosamente a mano affinché siano facilmente leggibili. Un termine che deriva dall’uso cinese di appendere i giornali in specifiche bacheche pubbliche per permetterne la lettura a tutti.
L’uso politico di questo strumento di comunicazione si fa risalire al 25 maggio 1966 quando all’Università di Pechino, una donna dal nome Nie Yuanzi, una giovane insegnante di filosofia, affisse un dazibao per criticare il presidente della stessa Università, definendolo “borghese e reazionario”, reo a suo avviso di non aver preso una corretta posizione politica in merito ad un’opera teatrale, attorno alla quale si intersecavano i contrasti tra la fazione maoista e gli oppositori. Fu allora che Mao Zedong definì l’opera il primo poster marxista-leninista cinese e ne riconobbe pubblicamente l’importanza tanto da chiederne la diffusione in tutta la Cina.
Letto alla radio e pubblicato da tutti i giornali.
Nie con il suo gesto non pensava minimamente di aver creato un nuovo genere di comunicazione, letterario e politico, né tantomeno pensava da rivoluzionaria della prima ora e quadro del Partito, di salire immediatamente al vertice.
Per tutti Nie Yuanzi divenne l’inventrice dei dazibao con cui ha dovuto fare i conti fino alla morte, avvenuta poche settimane fa all’età di 98 anni.
Infatti dopo la folgorazione di Mao che subito produsse il suo “bombardare i quartieri generali”, i dazibao iniziarono a tappezzare l’intera Cina, da Pechino all’ultimo paese dello Yunnan. Una propaganda molto efficace perché travestita da libera espressione personale.
Però, nella realtà paranoica della Rivoluzione culturale le accuse anonime divennero subito sentenze di condanna. Ci si alzava al mattino con il terrore di ritrovare il proprio nome al muro, tra i nemici del popolo. Quando Mao morì e presero il potere quelli che lui aveva “bastonato”, Nie fu tacciata di essere controrivoluzionaria e per questo arrestata. Rilasciata dopo qualche anno, Nie ha passato il resto della vita a difendersi dall’accusa di essere una dei mandanti delle violenze della Rivoluzione culturale. Il suo funerale, segreto, occulto, è la prova che non sia riuscita nel suo intento.
Eppure, oltre ad essere stati la voce dei collettivi universitari di mezzo mondo, dal 68 ad oggi, questa eredità dei dazibao è ancora visibile in Cina negli striscioni su fondo rosso e caratteri bianchi che lungo le strade, negli uffici o nelle confessioni dei funzionari corrotti trasmesse in televisione, mandano messaggi motivazionali simili. Nuovi media per la stessa pubblica gogna.
Senza volerlo Nie Yuanzi ha dato vita ad una nuova forma di ribellione e libera espressione, come una sorta di precursore dell’attuale Facebook, i muri della Cina divennero una bacheca di idee, accuse, calunnie, vendette, opinioni. Ancora una donna che ha scritto una pagina di storia.

di Stefania Lastoria