Sicari dell’economia
“I sicari dell’economia sono professionisti ben retribuiti che sottraggono migliaia di miliardi di dollari a diversi paesi in tutto il mondo. Riversano il denaro della Banca Mondiale, dell’Agenzia Statunitiense per lo Sviluppo Internazionale (Usaid) e di altre organizzazioni “umanitarie” nelle casse di grandi multinazionali e nelle tasche di quel pugno di ricche famiglie che detengono il controllo delle risorse naturali del pianeta. I loro metodi comprendono il falso in bilancio, elezioni truccate, tangenti, estorsioni, sesso e omicidio. Il loro è un gioco vecchio quanto il potere, ma che in quest’epoca di globalizzazione ha assunto nuove e terrificanti dimensioni. Lo so bene: io ero un sicario dell’economia”. Così scrive John Perkins nella prefazione del suo libro “Confessioni di un sicario dell’economia” edito da Minimun fax. John Perkins era uno di loro, uno dei più bravi. Ha lavorato per dieci anni come economista presso una società di ingegneria e costruzioni di Boston, impegnata in progetti internazionali.
Un impiego che l’ha messo a stretto contatto con le pratiche di corruzione, raggiro e sfruttamento che affliggono la modernizzazione dei paesi in via di sviluppo. In seguito a una progressiva presa di coscienza, si è licenziato per fondare una compagnia elettrica impegnata nella ricerca sulle energie alternative. Ha collaborato con diverse associazioni no-profit per la salvaguardia e la diffusione delle culture indigene in Sudamerica. In pratica, i sicari dell’economia sono una élite di professionisti pagati profumatamente, che hanno il compito di trasformare la modernizzazione dei paesi poveri in un continuo processo di indebitamento e di asservimento agli interessi delle multinazionali e dei governi più potenti del mondo. Insomma, sono i principali artefici dell’impero, di cui disegnano, lavorando dietro le quinte, la vera struttura politica e sociale. Una politica che non ha nulla di sociale, incentrata a distribuire risorse a pochi, creando povertà, inquinamento e malattie a molti.
L’indebitamento dei paesi in via di sviluppo è stato determinato da loro: i sicari dell’economia. “Il mio compito era di incoraggiare i leader mondiali a divenire parte di una vasta rete che favorisce gli interessi commerciali degli Stati Uniti. Alla fine, questi leader restano intrappolati in una trama di debiti che ne garantisce la fedeltà. Possiamo fare affidamento su di loro in qualunque momento lo desideriamo, per soddisfare le nostre esigenze politiche, economiche o militari. A loro volta loro rafforzano la propria posizione politica fornendo infrastrutture industriali, centrali elettriche e aeroporti alle popolazioni, che non vedono la trappola in cui sono caduti. I proprietari delle aziende di progettazione e costruzione, sono statunitiensi e si arricchiscono meravigliosamente”. Ti preso i soldi per modernizzarti, quei sono lì giri alle mie aziende, tu impoverisci, io arricchisco con il tuo debito che diventa la catena con cui ti tengo al guinzaglio. Oggi vediamo i risultati di questo sistema fuori controllo. I dirigenti delle aziende più autorevoli, assumono il personale a salari da fame, che rasentano la schiavitù per farli lavorare in condizioni disumane.
Le compagnie petrolifere rilasciano senza alcun ritegno grandi quantità di veleni e rifiuti tossici nei fiumi, nei mari, uccidendo persone, animali e vegetali. Inquinano il pianeta, commettono genocidi ai danni di antiche culture. Le industrie farmaceutiche negano i farmaci salva-vita a milioni di persone. Nel 1998 gli,Stati Uniti spendevano oltre 87 miliardi di dollari per portare avanti la guerra in Iraq, mentre l’Onu stimava che ne basterebbero la metà per fornire di acqua potabile, una alimentazione equa, servizi igienici e sanitari e istruzione di base a ogni individuo del pianeta. Questo sistema di sperequazione, confessa Perkins, è accettato come un Vangelo: l’idea che qualunque crescita economica giovi all’umanità e che più aumenta la crescita, più diffusi siano i benefici. Questa idea ha un corollario: chi eccelle nell’alimentare il fuoco della crescita economica deve essere esaltato e ricompensato, mente chi è nato ai margini deve essere sfruttato. Il concetto è sbagliato. Sappiamo che la crescita economica in moltissimi paesi, va a esclusivo vantaggio di una parte esigua della popolazione e può comportare condizioni sempre più disperate per la maggioranza. Gli uomini della crescita, vengono premiati,per la loro avidità, che diviene incentivo per la corruzione.
Quando equipariamo il consumo ingordo delle risorse della terra a una condizione di santità, quando insegniamo ai nostri figli a emulare quelle persone così avide per avere effimeri vantaggi, quando stabiliamo che la maggior parte della popolazione deve fare la fame, siamo i sicari dell’economia e facciamo parte del sistema. In questa smania di far progredire l’impero globale, le corporazioni, le banche, i governi, usano il loro potere economico e politico per assicurare che le scuole, le aziende, i mezzi di informazione sostengano quella idea ingannevole e il suo corollario. Ci spingono a consumare, consumare, consumare, e il consumo non è ricchezza, ma è povertà.
di Claudio Caldarelli