Dioniso: essenza divina dell’estasi e del vino

Una primavera, una tempesta cosmica, un terremoto, una eruzione, un eterno fiorire e sfiorire per poi rifiorire, che annuncia la vita della terra. Dioniso, la divinità della follia dissacrante e dell’amore carnale che tutto contiene e tutto espelle, che tutto ama e nel contempo protegge. La vita stessa come principio che anima i viventi. Istinto e sensualità. Erotismo e passionalità. Carnalità e fuoco. Caos e irrazionalità. Le persone dionisiache, incarnano al meglio, la perfetta metafora dell’esistenza vissuta con ardore, senza mediazioni morali o tantomeno religiose, ma unicamente spirituali.

Dioniso, una divinità ammaliante, riconduce le persone (donne/uomini) a un unico stato delirante, ma al tempo stesso al loro stato di purezza primordiale.

Dioniso, Dio della vegetazione, legato alla ninfa della vite, del vino e dell’estasi. Una essenza divina selvaggia. Figlio di Zeus e Semele, Dioniso, dal significato nato due volte, dalla doppia via, dalla doppia porta. Da qui la nascita della tragedia che la potenza dionisiaca induce a uno stato di estasi ed ebbrezza che infrange ogni tabù, che vola oltre le contrizioni e si libera in tutta la sua potenza di luce, superando il cosiddetto “principio individuale” ossia il rivestimento soggettivo, che rende prigioniero di se stesso, di ciascun individuo. La vita stessa, come principio di forza e potenza sensuale, anima i viventi, con istinto, sensualità, carnalità, caos e irrazionalità. Il dionisiaco è la perfetta metafora dell’esistenza umana fatta di contraddizioni, peccati, follie, sogni, desideri, colpe, ma anche amori così potenti da resistere a tutte le tentazioni per culminare in un unico grande peccato carnale-spirituale, che è l’amore stesso per la persona amata. Incontrata per caso, dopo una esperienza già vissuta con i suoi frutti. Incontro, questo, dionisiaco per eccellenza che rimanda all’incontro di Dioniso con Arianna, unica vera grande donna della sua vita. Dioniso ebbe un solo amore, Arianna, figlia di Minosse e sorella del Minotauro, il mostro di Creta, metà uomo e metà toro. La senti piangere, comparve davanti a lei su un carro trainato da leoni e pantere, avvolto da un rosso mantello e con la fronte cinta da grappoli d’uva. Le chiese di sposarlo. Ebbero tre figli, Enopio il bevitore di vino, Quante il fiorito e Stafilo il grappolo d’uva. Unico vero grande amore, sensuale, carnale, erotico, romantico, spirituale ed infine talmente dionisiaco da essere speciale,  da rimanere unico , nella sua follia, con le sue contraddizioni, ma così potente da trasformarsi in filamento di luce che ci avvolge, annulla il peccato originale, in quanto Amore infinito che ci tiene per mano ogni volta che la luna sale, che è piena, tonda, ma anche quando cala e si ritira oltre l’orizzonte, lasciandoci un leggero bagliore, per poter poi rinascere più luminosa e grande di prima.

Usare questa nostra essenza dionisiaca per il bene comune, ma soprattutto per il cuore, nelle sue parti deboli e forti, senza negarsi alla controspinta verso l’alto, che altro non è che la potenza incontrollata della follia dell’amore. Potenza da aggiungere, non togliere, alla nostra vita terrena che necessità dell’elemento dionisiaco in tutta la sua purezza, pazzia, carnalità e sensualità divina, unico stato delirante, così come la sentiamo, a distanza di anni e anni, in tutta la sua “perfezione”. La nostra essenza dionisiaca e “perfezione” dell’amore che sentiamo, io per te e tu per me.

Si, voglio, si.

di Fabrizio Lilli e Claudio Caldarelli