La basilica del “martire glorioso”

A circa una trentina di chilometri a ovest di Gerusalemme, nella cittadina di Beit Shemesh, gli scavi esplorativi iniziati tre anni fa per l’ampliamento di un quartiere, hanno riportato alla luce un’antica basilica cristiana. La ricca decorazione musiva, le dimensioni e le tracce di quelle che dovevano essere finestre di vetro, lasciano ipotizzare che dovette trattarsi di un importante luogo di culto, sicuramente molto conosciuto.
La sua costruzione si fa risalire all’epoca giustinianea (527-565 della nostra era) e risale quindi a circa la metà del VI secolo. La pianta è quella tipica basilicale, con una navata centrale e due laterali. All’interno mosaici di pregiata fattura raffiguranti motivi vegetali, uccelli e decorazioni geometriche tappezzavano il pavimento, mentre coloratissimi affreschi decoravano le pareti.
La basilica era dotata di altri spazi aggiuntivi e nel cortile antistante è stata scoperta un’iscrizione greca che fa riferimento ad un “endoxo martis”, cioè ad un “glorioso martire”, la cui identità non è al momento certa ma si tratta quasi sicuramente del dedicatario della basilica. Le dimensioni ragguardevoli del complesso lo rendono uno dei più importanti finora scoperti in Israele, come afferma l’archeologo Benjamin Stochan.
La grande importanza del complesso è provata  dal diretto interessamento dell’imperatore Tiberio II (578-582), notoriamente generoso,  spesso fautore liberalità in favore dei più bisognosi, che donò una consistente somma di denaro affinché il complesso potesse essere ampliato.
L’imperatore è infatti ricordato in una iscrizione datata al 583, ritrovata in una cappella forse realizzata per onorarne la memoria. Egli è rappresentato da una grande aquila ad ali spiegate al di sopra della quale figura l’iscrizione greca “XC NIKA” (Cristo è vincitore).
Il complesso deve aver continuato ad essere metà di pellegrinaggio per secoli, anche dopo la conquista araba della regione, avvenuta poco prima della metà del VII secolo. Per motivi sconosciuti, comunque, cadde in rovina e venne abbandonato nel IX secolo.
di Fabio Scatolini
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