Vi raccontiamo la vita di Piera Aiello: da donna fantasma a influencer dell’antimafia sana
Il mio nome è Piera Aiello. Sono certa che molti di voi lo ignoravano, così come mai avevate sentito la mia storia, ciò che ho fatto e come la mia vita abbia subito un cambiamento radicale. Sono vedova del figlio di un boss, con cui fui costretta a fidanzarmi a soli quattordici anni e a sposarmi a diciotto. La vita poi fa il suo corso. Non decidiamo noi, se pensiamo di farlo amiamo solo illuderci. Decisi di diventare una testimone di giustizia, oggi sono deputata Cinque Stelle e componente della Commissione parlamentare Antimafia. Vuol dire che sono in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata. Sono stata inserita dalla Bbc come unica italiana, tra le cento donne più influenti al mondo. Lo ammetto. Questo mi onora e allo stesso tempo mi imbarazza. Io, sempre abituata a muovermi in punta di piedi sono restia al clamore, alle interviste, alle foto, agli articoli di giornale. Non voglio notorietà. Ecco, preferirei che voi continuaste ad ignorare il mio nome se non fosse per un fatto, un impegno che vivo come ossigeno che mi dà vita. E’ esso stesso vita. Come donna e come madre mi rivolgo a tutte le donne per dire che se hanno mariti, figli, fratelli mafiosi, devono avere il coraggio di denunciarli. Questo è il vero amore. Non credo che una madre voglia vedere il proprio figlio in galera, o ucciso dalla mafia perché è così che si finisce sempre, se si sceglie la via della criminalità. Da lì non si può tornare indietro vivi. Per questo invito le donne a non tirarsi indietro, per il bene dei loro figli e dei loro cari. E’ una vita che non auguro a nessuno, il coraggio viene da dentro, è necessità di proteggere, istinto di salvarsi salvando chi si ama.
Io ho svelato il mio volto, rimasto coperto durante tutta la campagna elettorale per le Politiche a causa delle minacce subite dalla mafia, solo ed esclusivamente dopo aver conquistato il seggio a Montecitorio.
Pensate, io arrivata a Montecitorio. Assurdo vero? Per aver fatto solo ciò che chiunque dovrebbe fare. Praticamente sono passata da donna fantasma a donna italiana più influente del mondo. No. Non mi ci trovo in simili appellativi, lo confesso. Sono una donna del popolo, da sempre vicina agli ultimi fosse anche per una sola parola di conforto. E così tutto questo clamore su di me mi crea disagio, intralcio, sconcerto. Perché mi piace lavorare ed essere utile nel mio piccolo, fare le cose giuste e oneste, amo la mia dignità, il mio essere integerrima. Sono sempre stata vicina alle persone bisognose, ho trasmesso loro un po’ della mia caparbietà e del mio coraggio.
Adesso la tutela dei testimoni di giustizia è diventata la mia missione di vita, la mia priorità. E’ iniziata ventotto anni fa e mai avrei potuto immaginare che diventasse poi politica. Ho presentato una legge, calendarizzata alla Camera e abbiamo già avuto due audizioni. Ce ne saranno altre, poi si aprirà la fase delle modifiche e approderà in Aula. Si tratta di una legge correttiva delle normative precedenti per la tutela dei testimoni di giustizia che, in realtà, non miglioravano le loro condizioni di vita. Chi non lo ha vissuto non può saperlo. Ecco perché la mia esperienza è stata decisiva. Ho cercato nel mio piccolo di rendere le loro vite, già martoriate, degne di essere chiamate tali. Vite. Poi ho inserito una proposta di legge per la tutela degli imprenditori vittime di racket e usurati dalle banche. Ne ho conosciuti tanti. Ti portano all’esasperazione e pensi di non avere più un futuro, nessuna aspettativa, nessuna via d’uscita. Ti senti messo al muro, incastrato, ingabbiato in trappole psicologicamente mortali. Ho visto tanti di loro suicidarsi. Dire addio a tutto e a tutti. Perché a quel punto la fine diventa la sola via per la liberazione.
Sorrido quando, ricordandomi il riconoscimento della Bbc tra le cento donne che con la loro vita hanno saputo ispirare altre donne, mi si chiede quanto io mi senta “influencer”.
Associo questo termine alla frivolezza, alla vacuità, alla superficialità e non al mondo che conosco io.
Però, se lo stesso termine si può utilizzare per indicare chi, come me, ha fatto conoscere le problematiche che si vivono nel mondo dell’Antimafia, allora si, mi gratifica essere chiamata influencer come portavoce di una sana Antimafia. Vedete, rispetto agli anni passati i veri mafiosi sono cambiati. Talvolta ancora si pensa a loro associandoli a coppola e lupara. Tutto questo mi fa sorridere, come vedere un vecchio film in bianco e nero. Oggi i mafiosi indossano giacca e cravatta, parlano le lingue straniere, al posto della lupara hanno il tablet. La criminalità investe all’estero, in quei paesi in cui ci sono più soldi e meno controlli.
Mettono radici ovunque ed è per questo che servono leggi severe ma io sono certa che la battaglia, per quanto sia difficile, non possa e non debba essere considerata impossibile. Io non mi fermo, sono qua. Ora più che mai voglio andare avanti finché, battaglia dopo battaglia, insieme a tutti quelli che la pensano come me, vinceremo la guerra.
Senza lupara ma solo con determinazione, coraggio e sensibilità.
Si, perché per aiutare chi è in difficoltà, bisogna calarsi nei loro panni, comprendere e tendere una mano. Nuove leggi ci aiuteranno e lo so, lo sento, il popolo delle persone per bene vincerà questa guerra.
Noi vinceremo questa guerra armati di speranza. Vestitevi di speranza anche voi, ve lo chiedo con il cuore in mano. Perché tanti singoli diventano massa e insieme ce la faremo. Insieme vinceremo.
di Stefania Lastoria