Agli orrori della guerra non si risponde con la guerra

“La guerra è un assassinio di massa, la più grande disgrazia della nostra cultura;…garantire la pace mondiale dev’essere il nostro principale obiettivo politico, un obiettivo molto più importante della scelta tra democrazia e dittatura, o tra capitalismo e socialismo”. Dalla prefazione del libro Peace Through Law, scritto da Hans Kelsen nel 1944.

Le notizie che ci giungono dalle città ucraine, al di là dell’orrore, ci confermano ancora una volta la verità di questo assioma. Assistiamo ad un assassinio di massa, ci sono episodi sconcertanti che offendono la coscienza della umanità intera, oggi a Bucha e in altre città ucraine, ieri a My Lay in Vietnam (16 marzo 1968). Oggi, come allora, centinaia di persone innocenti, per lo più donne e bambini, sono stati torturati, stuprati e uccisi.

Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, il quotidiano dei vescovi italiani, ha scritto “Impariamolo una volta per tutte: i corpi straziati di Bucha non sono un’eccezione atroce, sono il volto e il corpo della guerra. Questa è il mostro, e quella è la ferocia. Sempre”. La guerra di oggi, come ogni guerra, scatena sempre una spirale di atrocità non contenute da nessuna trincea del diritto bellico umanitario. Le atrocità, riguardano tutte le parti coinvolte, in questo assassinio di massa.

La speranza di costruire un modello di riferimento basato sul diritto internazionale, che, da Norimberga i poi, cerca di contenere tali atrocità. Il genocidio, i crimini di guerra e quelli contro l’umanità, dovrebbero essere soggetti alla Corte Internazionale Penale. Ma non è così. Lo Statuto della Corte (CPI) firmato a Roma il 17 luglio 1998, quando l’Italia operava per la Pace ed era capace di iniziative autonome nella politica internazionale, è in larga parte zoppo. Al Trattato, della Corte Penale Internazionale, entrato in vigore il primo luglio del 2002, non vi hanno aderito gli USA, la Russia, la Cina, la Turchia e Israele. Cioè i paesi che più di ogni altri, non rispettano i diritti umani, o sono coinvolti in crimini di guerra. “A differenza degli altri Paesi, gli USA non si sono limitati a non aderire al Trattato, ma si sono attivati per boicottare l’attività della Corte Penale Internazionale con atti improntati a crescente ostilità nei confronti della CPI, e diretti a interferire con la piena operatività dei suoi organi…tutto ciò al fine di impedire che la Corte giudicasse gli eventuali crimini delle forze armate americane in Afghanistan e quelli commessi da Israele a Gaza…” così scrive Domenico Gallo magistrato, presidente di sezione della Corte di Cassazione, l’8 aprile 2022.

Le atrocità cui assistiamo, ogni giorno, in Ucraina, ma anche il Iraq, nello Yemen, in Afghanistan, in Palestina, in Siria, nel Kurdistan e in altre decine di Paesi, ci colpiscono emotivamente, tanto da far crescere la richiesta di inviare armi. Ma non è questa la strada giusta. Lo sdoganamento del tabù della guerra, come risposta umanitaria, è la più sbagliata che ci possa essere. Dobbiamo avere la consapevolezza che gli orrori cui assistiamo, non possono essere puniti con la guerra. La guerra genera guerra, cioè crimini, stupri, violenze. Proprio perché è la guerra, per quanto “umanitaria” che genera il mostro del crimine di massa contro l’umanità.

La guerra va fermata subito. La corsa agli armamenti va fermata subito. Ascoltare la voce addolorata di Papa Francesco che urla “Pazzi” la guerra è contro il creato. La guerra uccide e crea sofferenza e dolore. Per questo la guerra va fermata, subito, non alimentata, altrimenti ci renderemo colpevoli e complici della moltiplicazione dei crimini di guerra e della morte di tantissimi bambini e donne e uomini.

Pacem in Terris…

di Claudio Caldarelli e CarloFaloci