Crimini di guerra in Palestina e Israele
Con forza e determinazione si devono condannare i crimini di guerra, che si commettono da decine di anni, in Palestina e Israele. I civili, i bambini, le donne, gli anziani, le popolazioni inermi, non possono essere usati come prezzo per vendette o rappresaglie. Sono crimini di guerra, quelli dei soldati israeliani e quelli dei soldati di Hamas.
Luisa Morgantini, presidente e fondatrice di Assopace in Palestina, scrive “La comunità internazionale deve assumere una posizione diversa con Israele, è l’unica soluzione. Qui non si tratta di essere pro o contro, ma di far rispettare il diritto che fino adesso il governo di Tel Aviv ha violato nella totale impunità”.
Il massacro dei civili da parte di Hamas e la rappresaglia di Israele, con l’assedio della Striscia di Gaza, lasciata senza acqua e luce, con gli edifici ridotti in macerie. A Gaza la popolazione vive da sempre in una situazione di disperazione. Ora sembra che siano i palestinesi che invadono Israele, dice ancora Luisa Morgantini, ma è Israele che ha occupato la Palestina nel 1967 e da allora ne controlla i movimenti, demolisce le case e mette in carcere gli abitanti, non terroristi, ma persone che chiedono la libertà dall’occupazione. Ci sono più di 5mila palestinesi in carcere. E allora credo, dice Morgantini, che l’azione di Hamas, inaspettata e fuori controllo, sia la reazione a una terribile occupazione di cui nessuno parla mai.
Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, scrive su il manifesto del 11 ottobre “Da un lato, il più alto numero di civili ebrei assassinati dopo l’Olocausto. Dall’altro l’ennesima punizione collettiva ordinata contro la popolazione civile di Gaza. La storia si ripete, e si ripete in peggio. All’orizzonte non c’è ancora, come in passato, un tentativo di negoziato, una tregua in vista…” “…se guardiamo alle azioni, ci troviamo di fronte a crimini di diritto internazionale, per l’esattezza a crimini di guerra, perpetrati da una parte e dall’altra”.
Prosegue Noury “Le azioni, dunque, sono crimini di guerra, senza se e senza ma. Quelle di Hamas e quelle dell’esercito israeliano. L’annuncio di sospendere forniture essenziali (elettricità, acqua, cibo, carburante) a Gaza rischia di condannare alla fame due milioni di persone, tra cui moltissimi bambini. Il diritto internazionale la chiama “punizione collettiva”. A Gaza, l’aviazione israeliana sbriciola edifici su edifici in pieno centro urbano. La popolazione è intrappolata e non ha alcun posto per mettersi al sicuro…”.
L’analisi del portavoce di Amnesty non tralascia la ricostruzione storica degli accadimenti degli ultimi decenni “La responsabilità di Hamas e Israele per quanto sta accadendo in questi giorni non devono farci ignorare le “cause di fondo”: il decennale controllo della potenza occupante, quale è Israele nei confronti di Gaza (e della Cisgiordania occupata, Gerusalemme est compresa) fatto di oppressione, uso ripetuto della forza letale, spossessamento, frammentazione, acquisizione illegale di terra, narrazione criminalizzante nei confronti dei palestinesi, inclusi i gruppi per i diritti umani; impunità per i coloni e per le forze armate. Le organizzazioni israeliane palestinesi e internazionali che si occupano dei diritti umani definiscono questo sistema con un nome, apartheid”. Noury chiude condannando l’orrore per pretendere il rispetto del diritto internazionale umanitario, sollecitare la protezione dei civili su ogni lato del conflitto.
Claudio Caldarelli